Martedì 25 Maggio 2010: Pisanino per il Canale delle Rose
Partecipanti: EM, Soundofsilence
Lunghezza: 12 Km.
Dislivello: 1000 metri circa.
Difficoltà: Non è facile valutare la via normale del Pisanino, tecnicamente sarebbe un E: non vi sono mai passaggi difficili, ma l’esposizione e, soprattutto, la delicatezza del terreno, su cui è estremamente facile e estremamente pericoloso scivolare non può prescindere da una valutazione EE: è un’escursione che non va presa assolutamente sottogamba, né percorsa con terreno non asciutto, il pericolo sarebbe elevatissimo. Nel dettaglio: fino alla Foce Cardeto E, pur con qualche elementare passaggio su roccia. Il traverso che porta dalla Foce di Cardeto alla Foce Altare non presenta quasi nessuna difficoltà, ma è il tratto più delicato e pericoloso per l’esposizione e l’instabilità del terreno: occorre soprattutto guardare sempre bene dove si mettono i piedi e nei punti più esposti (che non sono pochi) andare lentamente per avere sempre 3 punti di appoggio stabili, muovendo quindi un arto alla volta: l’uso delle mani serve, in effetti, solo per sicurezza, teoricamente si potrebbe fare tutto il percorso senza usarle mai, ma è una sicurezza indispensabile, visto che una scivolata nel punto sbagliato sarebbe fatale. Il pericolo maggiore è costituito dall’erba, su cui bisogna evitare assolutamente di mettere piedi (scegliere sempre la roccia) perché estremamente scivolosa, mentre può servire come buon appiglio di sicurezza; qualche pericolo poi anche per i numerosi sassi smossi sul percorso che possono tradire l’appoggio o la presa. Il punto più delicato del traverso si trova poco prima di giungere alla Foce Altare quando da una stretta e esposta cengia rocciosa si deve scendere, per nemmeno un metro, su quella sottostante, anche questo passo non è per niente difficile ma l’esposizione in discesa lo rende estremamente pericoloso, mentre è decisamente più agevole al ritorno. L’ultimo tratto, il canale delle Rose, dalla Foce Altare alla vetta, è molto più ripido, ma decisamente meno pericoloso: può fare impressione per la pendenza, salendolo, ma in condizioni di asciutto non ci sono problemi: l’esposizione è decisamente minore e anche l’instabilità del terreno non è così critica come in precedenza, rimane comunque una valutazione EE anche per questo tratto, trovandocisi sempre in un severo ambiente da alta montagna.
Percorso in macchina: Da Genova in autostrada prima sulla A12 e quindi sulla A15 (La Spezia – Parma) fino ad Aulla. Si prende quindi la strada per il Cerreto (ss63) in direzione Fivizzano fino al bivio con la sr445 (strada regionale della garfagnana) in località Gassano. Si segue la sr445 in direzione di Piazza al Serchio e Castelnuovo Garfagnana fino a Casola in lunigiana dove si svolta a destra passando a fianco di una caratteristica torre sulla sede stradale imboccando così la SP59 per Minucciano. Poco dopo Minucciano (1 Km circa) si svolta a destra sulla strada segnalata per Orto di Donna e Val Serenaia che si percorre per 5 Km, fino a giungere al Rifugio Val Serenaia, dove esistono amplissime possibilità di parcheggio.
Percorso a piedi: Dal Rifugio si segue il sentiero 178 per la Foce di Cardeto, che attraverso vari zig-zag nel bosco ci ha portato al valico in poco più di un’ora. Dalla Foce si scende sull’altro versante sempre sul sentiero segnato biancorosso; dopo 150 metri circa si incontra un bivio, dove si prende a sinistra seguendo i segnavia blu per il Pisanino, mentre a destra si andrebbe verso il Passo della Focolaccia. Si seguono quindi, meglio scrupolosamente data la natura del terreno, i segnavia blu, comunque abbondanti e ben visibili, fino alla vetta e si ritorna per lo stesso percorso.
Racconto: Gli spaventi in montagna dovrebbero servire per tornare coi piedi per terra e stare più attenti a non superare i propri limiti… Con me però questa cosa, pur nei miei evidenti limiti di escursionista e non certo alpinista, non ha mai funzionato molto e, tornato nel comodo di casa mia, tendo infatti a dimenticarmi presto dei problemi avuti e delle promesse di non mettermi più in simili situazioni, per ricordarmi solo dei panorami e delle soddisfazioni… Al massimo ci faccio qualche veloce ragionamento con cui mi autoconvinco che la prossima volta non succederà più, perché ho capito perfettamente gli sbagli fatti… D’altronde sarebbe questa l’esperienza: imparare dai propri errori, così si diventa escursionisti esperti. E escursionista esperto lo sono sicuramente, di esperienza ne ho fatta a bizzeffe, il problema è che c’è una confusione sui termini: la scritta blu per il Pisanino riporta, anch’essa, in effetti: “solo per esperti”, ma forse dovrebbe dire per “non imbranati”, io, per quanto esperienza faccia imbranato, almeno in montagna (per fortuna parliamo solo di quella…), lo sono e mi sa che lo rimarrò per sempre…
Succede così che, già adesso, torno a pensare alla Bagola Bianca, alla Rocca Provenzale, all’Argentera, alla Rocca della Paur e magari anche al Gelas, d’altronde da casa sembra tutto così facile…
Invece, quando si è in montagna, basta veramente poco per farsi male, senza neanche avere il tempo per rendersene conto. Così sul Pisanino sono scivolato due volte, niente di grave, ma viene naturalmente da pensare se fosse successo qualche centinaia di metri più in là… Sì che la prima volta non mi ero reso conto di quanto fosse scivolosa l’erba e, dopo, ci sono stato attento, però potrebbe succedere che, in altre occasioni, non si abbia l’opportunità di rendersene conto prima che diventi vitale… Sì che la seconda volta sapevo che correvo il rischio di scivolare perché l’erba era bagnata dalla neve e non ci ho dato peso perché il punto non era pericoloso, però, proprio qui, dove sembrava non esserci nessun pericolo, sono riuscito a farmi male… Niente di grave, una leggera distorsione alla spalla perché ho poggiato male il braccio, ma poteva diventare un grave problema se il tratto difficile non l’avessimo già superato…
Va beh, ma che parlo a fare, tanto so che tornerò in montagna come se niente fosse, d’altronde non si può sfuggire al proprio destino e, del mio, sicuramente, la montagna è una parte importante…
Poi, diciamolo, potrei essere anche un po’ più positivo e ottimista: male mi son fatto anche sciando o scendendo le scale e immagino che avere qualche problema in montagna possa anche essere cosa normale, dopotutto non ne ho avuti certo molti, però un po’ di sano pessimismo potrebbe anche aiutare a non commettere ulteriori errori…
Conclusioni: Ambiente severo di grande montagna, spettacolare cresta di vetta e magnifica vista sul Cavallo (più dal Canale delleRose che dalla cima). Certo l’anello con la Bagola Bianca sarebbe un’altra cosa, ma ci rifletterò ancora un po’ su prima di affrontarlo… Già così, comunque, vale la pena, anche se non tutti sembrano essere d’accordo, data la scarsa frequentazione testimoniata dal libro di vetta…Ma, forse, se c’è sempre vento come abbiamo trovato noi, si vede che il libro di vetta vola via spesso...
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