
Rocca la Meja ha sempre suscitato su di me un fascino particolare. La prima ascensione documentata di questa bellissima montagna la si deve a Giovanni Bobba alpinista e scrittore che ne raggiunse la cima nel 1895, per la cresta Sud Est assieme a due ufficiali degli Alpini e scendendola per la normale. Da tempo avevo nelle mire questo canale, finalmente mi si è presentata l’occasione per salirlo e così decido di partire alla volta della Val Maira.
In rete non c’è molto a riguardo, eppure merita davvero, per l’ambiente selvaggio in cui è situato, per la splendida vetta alla quale è legato e per la sua conformazione geomorfologica; ad ogni modo su Gulliver c’era una sommaria relazione di questo percorso ed è quella su cui mi sono basato.
Dovete sapere che la storia di quest’ascensione si divide in due parti:
La prima è riferita ad un tentativo affrontato il 30 maggio con Aldo51 e Federico (un ragazzo della Val Grana) che si concluse tra un misto d’ilarità e di magone sulla spalla Ovest di un contrafforte roccioso che fa parte del massiccio di Rocca la Meja, ma questa storia la tratterò in un topic a parte.

La seconda invece si riferisce a Giovedi 3 Giugno, in cui con Federico abbiamo guadagnato la vetta dopo una bella e panoramica salita di misto!

Aldo51 per problemi lavorativi non è potuto essere della partita, pertanto gli dedico questa vetta come se fosse stato con noi e la dedico anche a Silvia, grande appassionata di montagna, la quale avrebbe dovuto far parte della cordata il 30 maggio (fortuna ha voluto che fosse impegnata per lavoro … non si è persa comunque la vetta, dal momento che non l’avevamo raggiunta..)

Ma non mi dilungo oltre… Per me questo è stato un gran bel ritorno, due anni fa l’avevo salita per la via normale, ed ora con Fede non vedevamo l’ora di raggiungerla nuovamente, affrontandone la salita anche in veste invernale, perché entrambi nutriamo un debole per questa bellissima montagna. Sono salito già molte volte da primo e mi sono alternato in varie salite con il mio compagno di cordata, ma questa era la prima volta che andavo in montagna con qualcuno meno bravo di me pertanto, nonostante la mia sicurezza, sapevo di essere responsabile per Federico.
alle spalle di Federico il Monte Cassorso in primo piano e a partire da sx l'Oserot e la R.Brancia
panoramica sull'Aiguille de Chambeyron
Confortati dal fatto che la relazione descrivesse il tratto dalla forcella sulla cresta NO alla vetta con un semplice “da qui per roccette alla cima, pendenza media sui 40°” non abbiamo immaginato difficoltà particolari per questa ascensione, valutata come PD+.
Partimmo dal colle del Preit la mattina presto, camminammo lungo il Vallone della Valletta, diretti al Lago Nero. L’aria era fresca, una temperatura più bassa della volta precedente, ci fece ben sperare per le condizioni di rigelo della neve. Montammo quasi subito i ramponi e attraversammo quindi diversi nevai, passando sotto le pareti dei contrafforti rocciosi innominati che fanno parte di questa cima così pittoresca, mentre alcuni gracchi ci sorvolavano incuriositi. Giunti nei pressi del Lago Nero (ci tenemmo più alti come da relazione) eccola Rocca la Meja, apparire bella e severa sulla sua parete Nord, signora incontrastata degli altipiani della Margherina e della Valletta e dei pascoli della Bandia e della Gardetta.
Il cono di deiezione del canale N-NO
In salita sul canale
I nostri occhi luccicavano alla sua vista e sebbene essa sia un rilievo che non raggiunge i 3000 metri il suo aspetto è quanto mai elegante e unico da ogni versante la si osservi, di forma piramidale se vista da meridione (Colle d’Ancoccia) e da Nord o dal profilo slanciato se osservata dagli altri due punti cardinali. Ci dirigemmo di buona lena verso il cono di deiezione, all'attacco del canale e lo trovammo in ottime condizioni, la crosta era portante per cui lo risalimmo decisi per i primi 200 metri, fino ad una diramazione laterale sulla sinistra. Qui tolsi la seconda piccozza dallo zaino e la affidai a Federico, questa diramazione apparteneva ad un canale secondario, molto incassato e stretto tra le rocce, non visibile dal basso, che noi salimmo sulle punte dei ramponi poiché il manto di neve era molto duro, a tratti ghiacciato.

Il ripido canale secondario
Molto bello questo tratto con punti di pendenza anche sin oltre i 50°. Fin qui affrontammo la salita slegati, poiché non vi erano pericoli oggettivi, e comunque salendo gradinavo a calci e colpi di piccozza per agevolare la salita a Federico. Usciti su un comodo ripiano al cospetto di un pendio innevato sulla parete NO, ci legammo.
all'uscita del canale sulla parete a NO
Federico risale il ripido pendio della parete NNO
Preferii proseguire a tiri data l’esposizione di questo tratto. In due lunghezze, che parevano non finire, ne fummo fuori e sostammo su di un comodo ballatoio di neve sulla forcella della cresta NO, ammirando ora il nevato percorso, ora la cresta che avevamo da percorrere, ponendoci qualche interrogativo su quelle che nella relazione erano state definite “roccette”!!!

l'attacco della cresta dalla forcella
Federico, bianco come la neve, mi chiedeva se stessimo salendo davvero un PD... Non sapevo che rispondergli, ma lo rassicurai! Non avendo chiodi al seguito per attrezzare una sosta come si deve, mi sono dovuto arrangiare sfruttando uno spuntone roccioso e l’ausilio di una fettuccia, dopodiché, istruito Fede su cosa fare, inizio l’arrampicata. I primi passaggi non creano particolari problemi, la linea di cresta fa da filo conduttore e scelto il punto migliore per la progressione salii senza difficoltà.
Spettacolare panoramica della Cresta e della parete NNO
Federico impegnato in un bel passaggio su cresta
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Poi le cose si fecero un pochino più complicate. La cresta non era pulita, ammassi di neve ricoprivano alcuni dei passaggi, in alcuni tratti c’era addirittura presenza di vetrato e questo ha fatto si che la lenta progressione di Fede subisse un ulteriore rallentamento.
In cresta tra passaggi di misto
Se fino alla forcella tenemmo dei tempi assai discreti, sulla cresta li abbattemmo assieme ad ogni record di lentezza e non faccio commenti sullo stato di Federico, il quale però, nonostante la paura per l’esposizione continuava a chiedermi di scattare foto, e fu in quegli attimi che rividi com’ero esattamente agli inizi della mia carriera alpinistica…. così, anche se ogni tanto lo incitavo a sbrigarsi, nel contempo, scattavo foto della salita..
La caratteristica stratificazione dei calcari dolomitici
Man mano che salivamo si aprivano alla nostra vista spettacolari scorci sulle pareti di calcari dolomitici a stratificazione quasi verticale e, raggiunto il filo superiore, non senza penare per il povero Federico, in breve guadagnammo l’agognata croce di vetta!
Ultimo tratto di cresta .. a pochi passi dalla croce di vetta
In vetta con Federico
Da lassù il panorama era dei più belli, Cozie e Marittime tra le nuvole, ho fatto un video panoramico a 360°.

I bellissimi lineamenti del Viso
Gli altipiani della Margherina e della Gardetta
Zoom su Matto e Argentera (si intravede un tratto del canale di Lourousa, la vetta del Monte Stella, il Gelas di Lourousa, la Cima N dell'Argentera, la Sud è coperta dalla nuvola).
Fede era letteralmente commosso… non so se per aver raggiunto la sospirata vetta o per il fatto che dentro di se si ripetesse “ma chi me l’ha fatto fare?” .. Foto di rito, firma sul libro di vetta, un po’ di breve ma meritato riposo e poi giù lungo la via normale. Scendendo trovammo l’ormai noto canalino completamente innevato ed anch’esso, per la sua ripidità, ci ha costretto la discesa faccia a monte. Il primo tratto di canale, lo scendemmo in doppia, sfruttando uno spit sul bordo sinistro della parete, ma il canale scendeva per oltre 30 metri, così l’ultima parte la ultimammo faccia a monte (non fare la doppia ci avrebbe sicuramente fatto risparmiare tempo, ma a quel punto minuto più o minuto meno non facevano la differenza, senza contare che alla fine del primo tratto di canale, sulla destra vi era un’apertura su uno strapiombo…. Non sarebbe stato bello per una scivolata fare un goal proprio in quel punto) così preferii la doppia per accorciare la discesa. Al termine di questa, superato un mini traverso sopra la citata apertura sul vuoto, scendemmo nuovamente faccia a monte per la seconda parte del canale, il salto roccioso a metà era coperto di neve. Raggiunta la fine del lungo ed incassato canalino, abbiamo coperto le ultime fatiche sino ai rilassanti altipiani della Margherina.
Un ultimo sguardo ai contrafforti rocciosi di questa bella vetta
Devo spendere poche ma dovute e sentite parole di encomio per Federico, il quale, nonostante reminiscenze del Corso di Alpinismo del Cai di Asti, da cinque anni non toccava una corda, e mi confessò non aver mai effettuato una salita di questa difficoltà ma che, timori a parte, ha dato grande prova di carattere e si è dimostrato un grande compagno di cordata.


Questa via è stata di grande soddisfazione, una tra le più belle che abbia mai fatto (forse anche perché il luogo mi è particolarmente caro), la salita si è svolta con divertente arrampicata su cresta aerea e panoramica. A mio giudizio, nelle condizioni che abbiamo trovato noi, forse il PD+ ci stava un po’ strettino, comunque, tolto qualche passaggio su neve e vetrato in cresta, sono d’accordo con la valutazione attribuitale.
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