Bruno Brunod

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granpasso
Uomo di pietra
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Bruno Brunod

Post by granpasso »

In rete trovate un pò di notizie........

BRUNO BRUNOD ATTRAVERSO LE SUE PAROLE
Una volta qualcuno ha detto di me che dovrei essere estinto, perché appartengo ad un altro secolo. Non penso che volesse dire che sono vecchio (lui non è tanto più giovane di me..). Penso che si riferisse al tipo di vita che ho fatto. Ora insiste che racconti questa mia vita e la mia carriera sportiva. Dice che bisognerebbe farla conoscere ai giovani di oggi, quelli che vogliono diventare campioni subito, senza far fatica. Mi ricordo che una cosa del genere me l'ha detta anche il Vescovo di Aosta. Allora come si fa a dire di no, se te lo dicono in due? Uno è il vescovo: e i vescovi, si sa, bisogna tenerseli buoni. Con l'altro siamo amici da tredici anni: ci siamo conosciuti nel 1990 al traguardo della "Marcia del Dondeuil", a Gaby. Siamo stati insieme in Messico, in Argentina, in Africa. Spesso ci siamo allenati assieme. Una volta l'ho portato persino a fare il percorso speciale di allenamento che mi sono inventato: su e giù a picco per le condutture dell'acqua sul salto che porta alle turbine dell'energia elettrica. Quando ha guardato giù, si è messo a ridere e mi ha detto "Sei tutto matto!". Siccome anche a lui non so dire di no, ecco la mia storia: sono nato all'Ospedale di Aosta nel 1962. Mia mamma ci ha tirato su da sola, eravamo io e altri quattro figli. Siccome la mamma aveva le mucche, abitavamo in alto, sopra Chatillon, sul monte Zerbion. A casa avevamo il cellophane alle finestre perché i vetri costavano troppo. Fino all'età di otto anni sono vissuto senza la corrente elettrica in casa. Andavo a scuola, ma mi piaceva stare per conto mio. Ero un po' selvatico. Dopo la scuola lavoravo a casa. Mi piaceva portare le mucche al pascolo, d'estate. Avevamo un alpeggio a mezz'ora di cammino da casa, sempre sullo Zerbion ma più in alto. Oppure facevo su e giù casa-Chatillon con la spesa o per portare giù il latte. C'era circa un'ora di salita e forse questo su e giù continuo fin da bambino mi ha reso così forte in salita.
Un giorno ero su all'alpeggio e mi è capitato tra le mani un vecchio giornale che parlava delle imprese di Coppi e di Bartali. Sono stato come fulminato. Ho subito deciso che sarei diventato anch'io un campione, qualcuno di cui si narrano le imprese. Sono sceso a valle e ho comperato una bicicletta. Però mi hanno fregato perché era un catenaccio vecchio e pesantissimo. Ma questo l'ho capito dopo: intanto ho cominciato ad allenarmi da solo, ma non è che sapessi molto come fare. Il mio allenamento base consisteva nel caricarmi sulle spalle una gerla piena di mattoni che servivano per dei lavori all'alpeggio; e poi salire con il catenaccio da Chatillon fino a dove terminava la strada. L'ultimo pezzo fino all'alpeggio dovevo farlo a piedi. Quando mi hanno chiamato a militare (alpino!), sono stato "spedito" a Courmayeur, alla sede del Gruppo Sportivo: ma mica come atleta, io ero soldato semplice e fungevo da inserviente tutto-fare. Un giorno mi hanno ordinato di tagliare il prato davanti alla casa del generale; ma io con il tagliaerba elettrico non mi trovavo mica tanto. Allora ho detto al mio maresciallo, il maresciallo Stuffer:
"Maresciallo, se mi fa andare a casa a prendere la falce che uso per i fieni, Le faccio un lavoro che il generale è contentissimo."
"E come ci vai a casa, che non hai la macchina?"
"In bici, maresciallo"
"E quanti giorni ci metti da qui a Chatillon e ritorno?"
"Guardi maresciallo, non per dire, ma se mi lascia andare adesso, io stasera sono di ritorno".
Il maresciallo rise e mi lasciò partire. Quando mi vide già di ritorno nel pomeriggio, a cavallo del catenaccio, con la falce a tracolla e due bottiglioni di vino per lui nello zaino, gli prese un colpo.
Disse solo: "Alpino Brunod, tu sei un talento naturale. Tra dieci giorni c'è la gara ciclistica riservata agli atleti elité del Gruppo Sportivo. Io da oggi ti nomino Atleta e quindi ti iscrivo anche alla gara."
Il giorno della gara mi sono presentato con il catenaccio sotto lo striscione di partenza. La gente rideva. Gli altri avevano belle biciclette e le gambe muscolose e depilate. Avevo paura, ma il maresciallo mi fece un cenno di incoraggiamento. Alla partenza per l'emozione caddi, e gli altri sparirono subito dietro la prima curva. Allora mi prese una tale rabbia, forse perché ero povero, o forse perché mi sentivo deriso, che saltai sul rottame, ripresi il gruppo, e alla prima salita lo staccai. Vinsi con più di un minuto sul secondo.
La mia carriera sportiva è cominciata quel giorno. Sono diventato un ciclista vero (con una vera bicicletta) e da dilettante ho stabilito dei record nelle cronoscalate che durano ancora oggi. Correvo in squadra con Claudio Chiappucci e in ritiro dividevamo la stessa stanza. Poi per fare il professionista mi hanno mandato in una squadra in Lombardia: lì ho visto delle cose che non mi sono piaciute tanto e così ho smesso con il ciclismo. Me ne sono tornato a casa e me ne sono stato tranquillo qualche anno: come sport giocavo allo Tzan, che è un gioco tradizionale valdostano, una specie di baseball dove tutti si infervorano, urlano e a me sembravano degli zulù. Non è che non mi piacesse, è che mi mancava ancora qualcosa. Così ho cominciato a correre in montagna. La salita mi è sempre piaciuta; forse perché assomiglia un po'alla mia vita. Piano piano ho cominciato a correre sempre più in alto: le normali corse in montagna non mi bastavano più e sono approdato alla corsa in alta quota. Nel 1995 ho ottenuto il nuovo record di salita e discesa dal Cervino: l'ho scalato in 2h 12' 29'' e sono sceso in 1h 02' 15''. Ho così abbassato di oltre un'ora il record precedente quello detenuto da Valerio Bertoglio. Da lì ho corso sulle montagne di mezzo mondo: Malesia, Stati Uniti, Messico, Argentina, Tanzania, Tibet, Nepal.... Ho vinto il circuito mondiale delle gare nel '96 e il campionato del mondo nel 1998.
Oggi tanti preparatori vorrebbero pretendere il merito per i miei exploit. Senza falsa modestia, credo che quello che mi è servito veramente non sono state le tabelle o i consigli di tizio o di caio, ma l'aver imparato fin da bambino ad amare la fatica ed i sacrifici. Sento che questo dipende in qualche modo dalla vita che ho fatto. Ne sono sicuro. Ne abbiamo anche parlato molte volte con l'autore di questo libro. Penso che un giorno scriverò anch'io un libro per raccontare la mia vita: che è stata piena di fatica, ma bella. Perché ho sempre apprezzato tutto quello che sono riuscito ad avere. Ho sempre lavorato anche quando preparavo il campionato del mondo: mi alzavo alle 4.00, mi allenavo, andavo in cantiere, la sera mi allenavo di nuovo. Per fare il record del Cervino, ho prima scalato 30 volte quella montagna. Dover lavorare oltre ad allenarsi non mi è mai parso una maledizione, ma quasi l'opposto; perché dover abituarmi a fare sacrifici mi ha temprato, mi ha reso più forte di tutti. In gara gli altri mollavano sempre un po' prima di me. Qualcuno si lamenta della durezza degli allenamenti: per me allenarmi era sempre una vacanza, perché non ero giù a spaccare pietre. Ho letto che Socrate avrebbe detto una frase del tipo: "Lascia che i tuoi figli abbiano sempre un po' di freddo e un po' di fame se vuoi che siano felici". Ecco, l'ha scritta Socrate, ma l'ho pensata anch'io. La fatica, l'avere poche cose, i sacrifici, mi hanno insegnato a dare il giusto valore alle cose. Oggi ho quattro figli che non hanno fatto la vita che ho fatto io. Questo mi sembra un bene, ma a volte non ne sono sicuro. Io comunque non li spingo assolutamente a fare sport; lascio che facciano quello che gli pare, anche se sono molto contento se vedo che lo sport gli piace. Ecco, una cosa la devo dire: non sopporto i genitori che "spingono" i figli nello sport. Credo che lo sport ad alto livello vada fatto solo se uno se lo sente dentro, come un grande desiderio. Tanti mi chiedono di allenare: ma mi piacerebbe portare i giovani, anche i bambini, in montagna con me. Insegnargli ad amarla e rispettarla, ad apprezzarla come ho fatto io. Che poi il resto, se deve venire, venga da sé.
Bruno Brunod,
Postfazione del libro: Ripensare lo sport, di Pietro Trabucchi, prefazione di Stefania Belmondo,
(Franco Angeli, Milano, 2003)
Gronell Via Branzi San Rocco, 37028 Roverè Veronese (VR) Italy P. I.V.A. 0208 758 023 5
Belin !
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amadablam
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Re: Bruno Brunod

Post by amadablam »

...........non ho parole , fantastico.........................
Namaste
"Non esiste una via per la pace, la Pace è la Via"
Tenzin Gyatso (Dalai Lama)

Tibet libero!!!
"...ognuno di noi, da qualche parte ha il suo Everest da scalare, qualunque nome esso porti (Wanda Rutkiewicz)
Emi
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Re: Bruno Brunod

Post by Emi »

una lezione di vita
grazie per averlo postato
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wolf
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Re: Bruno Brunod

Post by wolf »

qualche anno fa, mi sembra seconda edizione del Mezzalama skirace, ero lì in piazza a St. Jacques, pioveva, Adriano Favre organizzatore prima di dare il via al microfono raccomanda agli atleti 'attenti, soprattutto alle pietre verdi scivolose del primo tratto, l'ultimo in discesa,,,'
gli atleti partono, noi andiamo a prendere un caffè, due chiacchiere al banco, torniamo in piazza, dopo poco arriva Bruno: St. Jacques (1600 e rotti - rif. Mezzalama 3030: 1h e1', ritorno 30')...
quello che lascia solo intendere, nell'articolo sopra, è che la sua carriera sportiva è stata ritagliata nelle pause del lavoro di cantiere, sui tetti a mettere le lose, sui ponteggi... così ho sentito spesso raccontare.
.
.
...a predicar la pace
ed a bandir la guerra
la pace tra gli oppressi
la guerra all'oppressor
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Pazzaura
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Re: Bruno Brunod

Post by Pazzaura »

Urka... veramente un bello scritto. Che atleta!
"Se non fosse unta, non fosse focaccia." Ignota
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giobibo
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Re: Bruno Brunod

Post by giobibo »

Ho finalmente avuto il tempo di leggere. Bello!
Proprio un uomo del secolo scorso !
E quanto ha ragione.....
“L’acqua esiste per la sopravvivenza del corpo. Il deserto esiste per la sopravvivenza dell’anima”
Proverbio Tuareg
AleUD
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Re: Bruno Brunod

Post by AleUD »

Letto anchio : Thumbup : racconto molto bello e toccante..
concordo sul fatto che i giovani d'oggi vogliono diventare subito campioni..infatti si vede come molti snobbano queste discipline di fatica privilegiandone altre dove l'impegno e il sacrificio di certo non viene al primo posto :angry1:
per fortuna che noi giovani non siamo tutti uguali :risata: : Thumbup :
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gabe
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Re: Bruno Brunod

Post by gabe »

davvero una bella pagina
Stay Hard Stay Hungry Stay Alive
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skeno
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Re: Bruno Brunod

Post by skeno »

=D> =D> =D> =D>
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dochollywood
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Joined: Thu Feb 10, 2011 15:03

Re: Bruno Brunod

Post by dochollywood »

parole semplici e piedi veloci!veramente di altri tempi.
Le montagne dividono le acque ed uniscono le genti
montagnetta
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Joined: Fri Feb 11, 2011 15:13

Re: Bruno Brunod

Post by montagnetta »

Io l'ho conosciuto nel 2000 al sentiero 4 luglio dove si è sempre comportato come una persona eccezionale, molto umile e sempre disponibile. Un aneddoto successo nel 2003 dove per problemi fisici ho partecipato alla gara da 23km e negli ultimi 8 km mi ha raggiunto incoraggiandomi e incitandomi ha finire la gara e a non mollare. Si tenga presente che lui era in testa alla gara 42 km mentre io ero l'ultimo di quella da 23. Questo episodio mi ha molto colpito ,pensando che ero io che dovevo incitarlo come primo della gara.Da questo comportamento si capisce l'umiltà e la grandezza della persona.
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adrian
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Joined: Wed May 26, 2010 20:59

Re: Bruno Brunod

Post by adrian »

=D> .....massimo rispetto......
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