Forse non tanti lo conoscono e/o lo ricordano.
Qui l'articolo di Roberto Mantovani.
Gian Carlo Grassi
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Gian Carlo Grassi
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Amicizia e mutua prosperità
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Re: Gian Carlo Grassi
Però c'è anche chi ne conosce la figura (pur essendo giovane, alpinisticamente più che all'anagrafe).mazzysan wrote:Forse non tanti lo conoscono e/o lo ricordano.
Qui l'articolo di Roberto Mantovani.

E' vero, sono giusto vent'anni adesso. Bello l'articolo.
Grassi è stato uno dei più grandi, e certamente non solo a livello nazionale.
Ho l'impressione che, soprattutto in montagna, ciò che ha realizzato lui (insieme ad altri della sua epoca) abbia spostato l'asticella un bel po' in su, e ancora adesso il livello medio non è poi così tanto cresciuto in relazione a quel limite da loro raggiunto. Specialmente se si fanno considerazioni al netto dell'incredibile evoluzione dei materiali che nel frattempo c'è stata.
Re: Gian Carlo Grassi
ho conosciuto Grassi grazie alle parole e alle immagini di Angelo Siri, un anno fa, a Pieve durante una bellissima presentazione quotazerina de 'Il giardino di cristallo'...
ora rileggo queste parole di Mantovani:
"...Mi sono specchiato negli altri e mi sono imbambolato a pensare che solo qualche decennio fa, grazie e Gian Carlo e alla sua fantasia vulcanica, credevamo di vivere in un presente senza fine...
...Quel tempo dilatato, in cui tutto sembrava possibile, si srotolava in maniera fluida....
...Dicono che il presente senza fine, la dimensione dilatata del tempo, la si vive solo nei momenti alti della vita. L’ho sentito raccontare spesso, da chi ha fatto la Resistenza...."
e ripenso a quegli anni, anni '70 (per me più gli ultimi '70) quando, studente, facevo tutt'altro, ma vivevo la stessa sensazione di un eterno presente, che mi ha segnato e mi ha accompagnato per tutta la vita, fino al recente mezzo secolo varcato da poco.
Isomma voglio dire che secondo me Grassi & co sono stati contemporaneamente soggetto e oggetto di quel clima di 'cresta dell'onda' che non passava mai, di novità nel linguaggio umano, nella musica, nel modo di pensare, nell'alpinismo, nel modo di innamorarsi e di fare l'amore... (magari solo di sognarlo...)
chiedo consiglio ai più esperti, avete vissuto anche voi in quel periodo anni magici, o semplicemente sto diventando vecchio mio malgrado
scusate la digressione...
ora rileggo queste parole di Mantovani:
"...Mi sono specchiato negli altri e mi sono imbambolato a pensare che solo qualche decennio fa, grazie e Gian Carlo e alla sua fantasia vulcanica, credevamo di vivere in un presente senza fine...
...Quel tempo dilatato, in cui tutto sembrava possibile, si srotolava in maniera fluida....
...Dicono che il presente senza fine, la dimensione dilatata del tempo, la si vive solo nei momenti alti della vita. L’ho sentito raccontare spesso, da chi ha fatto la Resistenza...."
e ripenso a quegli anni, anni '70 (per me più gli ultimi '70) quando, studente, facevo tutt'altro, ma vivevo la stessa sensazione di un eterno presente, che mi ha segnato e mi ha accompagnato per tutta la vita, fino al recente mezzo secolo varcato da poco.
Isomma voglio dire che secondo me Grassi & co sono stati contemporaneamente soggetto e oggetto di quel clima di 'cresta dell'onda' che non passava mai, di novità nel linguaggio umano, nella musica, nel modo di pensare, nell'alpinismo, nel modo di innamorarsi e di fare l'amore... (magari solo di sognarlo...)
chiedo consiglio ai più esperti, avete vissuto anche voi in quel periodo anni magici, o semplicemente sto diventando vecchio mio malgrado

scusate la digressione...

.
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...a predicar la pace
ed a bandir la guerra
la pace tra gli oppressi
la guerra all'oppressor
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Re: Gian Carlo Grassi
Caro Wolf,wolf wrote:ho conosciuto Grassi grazie alle parole e alle immagini di Angelo Siri, un anno fa, a Pieve durante una bellissima presentazione quotazerina de 'Il giardino di cristallo'...
ora rileggo queste parole di Mantovani:
"...Mi sono specchiato negli altri e mi sono imbambolato a pensare che solo qualche decennio fa, grazie e Gian Carlo e alla sua fantasia vulcanica, credevamo di vivere in un presente senza fine...
...Quel tempo dilatato, in cui tutto sembrava possibile, si srotolava in maniera fluida....
...Dicono che il presente senza fine, la dimensione dilatata del tempo, la si vive solo nei momenti alti della vita. L’ho sentito raccontare spesso, da chi ha fatto la Resistenza...."
e ripenso a quegli anni, anni '70 (per me più gli ultimi '70) quando, studente, facevo tutt'altro, ma vivevo la stessa sensazione di un eterno presente, che mi ha segnato e mi ha accompagnato per tutta la vita, fino al recente mezzo secolo varcato da poco.
Isomma voglio dire che secondo me Grassi & co sono stati contemporaneamente soggetto e oggetto di quel clima di 'cresta dell'onda' che non passava mai, di novità nel linguaggio umano, nella musica, nel modo di pensare, nell'alpinismo, nel modo di innamorarsi e di fare l'amore... (magari solo di sognarlo...)
chiedo consiglio ai più esperti, avete vissuto anche voi in quel periodo anni magici, o semplicemente sto diventando vecchio mio malgrado![]()
scusate la digressione...
hai espresso al meglio la sintesi di quel periodo.
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Re: Gian Carlo Grassi
Caro Wolf, belle parole davvero. Questa è l'epoca del mordi e fuggi, di chi la sera si chiude la porta di casa alle spalle e non gli importa se fuori il mondo va in pezzi l'importante è che non gli tolgano sky e il campionato, l'epoca del matrimonio-game e del divorzio-easy, l'epoca della notizia a tutti i costi, del perbenismo per interesse, della politica da cabaret.... e così via... Però penso sia giusto viverla ugualmente, forse proprio in ragione di quello che proviamo, cercando di colorare le giornate con amore e portando nel confronto e nelle relazioni con gli altri quei modi di pensare, di comunicare, di vivere che oggi sembrano così rari. E non serve essere o nascere geni per essere qualcuno, si tratta solo di cercare la propria identità, di capire qual'è il proprio modo di vivere ed in virtù di cosa scegliamo di farlo. E Grassi è un esempio. Di Gian Carlo si dice che le sue scalate fossero visioni, trasfigurazioni fantastiche e che lui non cambiò neppure quando la fantasia perse il suo potere. Grassi in principio fu un ragazzo come tanti, non particolarmente dotato, non un genio ma un semplice operaio di fabbrica. E quando si avvicinò all'alpinismo, si legge di lui, era un giovane dal carattere ingenuo e sognante, un pò come tutti i giovani e la sua non fu neppure una giovinezza semplice, non crebbe tra gli agi e dovette vincere l'incubo della tubercolosi. Eppure diventò un punto di riferimento dell'alpinismo! Grassi la fantasia se la portava dentro. Ed è quello che dovrebbe fare chiunque, a prescindere dall'epoca in cui vive, lasciare da parte il materialismo e coltivare un pò di quella virtù fanciullesca del sogno, che fu tipica del Gian Carlo alpinista e uomo.wolf wrote:Insomma voglio dire che secondo me Grassi & co sono stati contemporaneamente soggetto e oggetto di quel clima di 'cresta dell'onda' che non passava mai, di novità nel linguaggio umano, nella musica, nel modo di pensare, nell'alpinismo, nel modo di innamorarsi e di fare l'amore... (magari solo di sognarlo...)
“La Primavera sembra portare dentro di sé un ricordo che poi, in estate, racconterà al mondo intero fin quando non sarà divenuta più saggia nel grande autunnale silenzio con cui si confida soltanto ai solitari.”