Ebbene sì.........Il trail running sulle lunghe distanze pare sia nato proprio nel nostro amato appennino..........
A partire dal 1996 e sino al 2000, in tempi ASSOLUTAMENTE non sospetti, venne organizzatoi il "Trofeo nazionale trekking". Partenza da Caldirola e arrivo sul mare di Arenzano attraversando alcune delle aree di maggior interesse del nostro appennino. Tutta la lunga dorsale dell'Antola, il parco delle Capanne di Marcarolo, il gruppo del Beigua...........Più di 100km.........
Visto che a quei tempi internet non era sviluppato (non esistevano Cro, UTMB, PdP ) ecco quel poco che si trova in rete............. http://www.provincia.alessandria.it/sen ... cchi&id=18" onclick="window.open(this.href);return false;
A questo punto non resta che aspettare la primavera per organizzare un bel TA
Che ne dite ?
".............Caldirola-Arenzano, un percorso noto, certo anche con un carattere “storico”, che può diventare un paradigma della riscoperta del territorio in maniera “dolce”, camminando, guardando, magari anche correndo, o pedalando, o facendosi caracollare da un cavallo. Negli anni il percorso Caldirola-Arenzano si è consolidato, e si è fatto conoscere, grazie alla gara, alle varie edizioni di un appuntamento che è stato competitivo e anche non competivo, affascinante per il collegamento che ripercorre una delle vie di penetrazione dal mare all’entroterra: e la sua valenza turistica sta anche nel fatto che si può percorrere nei due sensi. Una pagina di storia, una delle tante che “lasciano una scia” attraverso la nostra provincia proponendoci itinerari che un tempo erano commerciali e religiosi e oggi sono e devono poter sempre più essere turistici. E si tratta di un turismo che non va sottovalutato, limitandosi a chiamarlo “di nicchia”, visto che altre regioni italiane, soprattutto alpine, e le confinanti regioni dei paesi europei lo hanno da tempo promosso al pari delle altre forme turistiche.
La Caldirola-Arenzano nasce ufficialmente nel 1996 e, come gara pura, rimane fino al 2000. Poi ha lasciato spazio anche a chi va più piano. Nasce dall’ispirazione di due appassioni dell’ambiente un po’ “estremo”, come Pino Scafaro e Sergio Guidobono. Loro, nel 1987 avevano provato a percorrere quel percorso e ne avevano tratto impressioni molto positive. Pur con sentieri quasi tutti da scoprire e rimettere in sesto, quel percorso era pieno di emozioni, tra boschi, cime di casa nostra, in una zona un tempo ricca di insediamenti antropici e oggi tutta da riscoprire. Il collegamento naturale tra le due province diventava collegamento naturale anche a livello istituzionale, unendo quelle due colonie che l’Amministrazione provinciale mette da tanti anni a disposizione di un turismo che ha anche un occhio rivolto al sociale. Quelle due colonie sono punti fermi nell’immaginario collettivo degli alessandrini, e altrettanto può tornare ad essere quella gara, considerando che comunque un evento di quel tipo suscita ovunque una certa curiosità, tra la gente del posto come tra i turisti. Il percoso è di circa 105 chilometri, nell’ultima edizione il vincitore, il campione ovadese Giorgio Belloni lo ha percorso in 15 ore, un record ancora da battere ufficialmente. Su quel percorso si sono misurati altri appassionati della corsa in montagna, come Fulvio Massa, autore di un volume che insegna ad apprezzare questa disciplina, faticosa e appagante. Per chi non pensa all’agonismo, ma vuole correre, la Caldirola-Arenzano è un cimento di tre giorni, un piccolo trekking assolutamente appagante, a condizione naturalmente di non trovarsi in un deserto di segnaletica e con sentieri che denunciano la mancanza di manutezione. Ecco quindi l’importanza di non lasciar cadere quel percorso, segnalato. La manutenzione dei sentieri ha visto in questi anni fasi alterne, con grande interesse da parte di alcune comunità montane, come la Val Borbera e momenti di minor attenzione. Oggi vale più che mai la pena di proporre un ritorno a interventi coordinati per segnalare e valorizzare percorsi alla portata delle diverse categorie di frequentatori della montagna. Tra coloro che vanno “non di corsa”, ce ne sono tanti che si fermano a gustare il paesaggio, ma anche i frutti delle terre che attraversano, e quindi ecco l’importanza di avere, e di segnalare, anche posti tappa o rifugi, locande, alberghi, ristoranti ai quali si può fare riferimento con più o meno piccole deviazioni dal percorso canonico. È assolutamente un dato di fatto che in questi anni le varie associazioni di escursionismo in provincia hanno proposto miriadi di iniziative, molte delle quali alla riscoperta del territorio della nostra provincia, e viene in mente il rifugio Orsi degli Amici del Monte Ebro, o il Mulino Nuovo alle Capanne di Marcarolo rimesso a nuovo dal Cai di Alessandria. Ma torniamo al punto di partenza. Oggi è proponibile l’itinerario Caldirola-Arenzano, transitando dal Monte Antola, a 1597 metri, contando anche sul fatto che ci si inoltra poi in un tratto, quello ligure, che è parco naturale e nel quale quindi c’è manutenzione più accurata. È un itinerario un po’ più lungo ma più facile, di 105 chilometri contro i circa 90 di altri percorsi meno segnalati e che richiedono una profonda conoscenza del territorio. Le segnalazioni “Arenzano” sono nei punti in cui si potrebbero avere dei dubbi sull’itinerario da seguire. Il percorso di tre giorni, per escursionisti medi si considera sulla base di 10 ore il primo giorno e 8 sia il secondo che il terzo, una normale durata di un trekking di questa entità. Più complesso e meno segnalato l’itinerario che passa dalla Val Borbera (segnavia 3). Parlando sempre di itinerari, oltre la Caldirola-Arenzano vale la pena di segnalare anche altri percorsi che ancora una volta si intrecciano con la nostra storia, e sarebbero un ulteriore veicolo per riscoprirla. Due altri percorsi tra mare e monti sono la Tortona-Portofino e la Acqui-Madonna della Guardia, un chiaro richiamo alle vie antiche di pellegrinaggio. La via del mare da Tortona a Portofino era ben descritta in un interessante volumetto pubblicato parecchi anni fa dalla provincia di Alessandria. In 12 tappe si proponeva l’itinerario da Tortona a Portofino transitando per Volpedo, Fabbrica Curone, Capanne di Cosola, Capanne di Carrega, Case Antola, Torriglia, e poi via verso il mare. Citando una regione non lontana da noi e dalla quale, in tema di turismo anche oggi potrebbe venire qualche lezione, vengono in mente i percorsi diretti dalla Valle d’Aosta a Oropa da tempo riscoperti e riproposti, in unica soluzione o a tappe, agli escursionisti di mezza Europa. Dall’altro lato c’è la Liguria che dopo l’Alta Via dei Monti Liguri ha sviluppato nel suo entroterra una serie di percorsi “Verde-azzurro”.
E sempre parlando di itinerari sui quali si sono mossi migliaia di pellegrini nei secoli, vale anche la pena di ricordare il percorso da Vado a Tortona, la via Aemilia Scauri. Questo itinerario, nella sua proposta contemporanea parte da Vado e si snoda attraverso il Cadibona, Terzo, Acqui, per giungere a Tortona. Un viaggio in tre tappe per superare l’Appennino e arrivare in pianura. Un itinerario attraverso un ambiente per larghi tratti incontaminato, con la possibilità di “incappare” in emergenze archeologiche, oltre che pievi, torri medievali stupendi borghi arrampicati sulle pendici dei monti. Le tre tappe proposte sono da Vado al Colle di Cadibona, da Altare ad Acqui, da Acqui a Tortona. Il problema come sempre è di riuscire ad avere un itinerario facilmente identificabile e con una corretta manutezione nei punti più difficili. Un’ipotesi di lavoro, di investimento di fondi per chi voglia promuovere il territorio.
Un’ipotesi, e una speranza che la Caldirola-Arenzano torni magari il prossimo anno ad animare la Val Curone: in passato sono giunte squadre dall’Umbria, dalla Toscana, dal Lazio e ancora oggi capita spesso che arrivino richieste di informazioni su quella gara tra i monti. La presenza in passato anche di team ufficiali, come la Salomon, è un ulteriore sintomo di interesse da parte delle ditte produttrici di materiale per l’alpinismo e l’escursionismo che non deve essere lasciato cadere. Tutti segnali da considerare ancora come base per una futura programmazione di attività nel territorio e per gli appassionati di ambiente e vita all’aria aperta, una categoria di persone che, ci permettiamo di dire “per fortuna”, non è in via di estinzione...................."
Avevo recuperato lo stesso articolo e l'anno scorso volevo provare a farla fermandomi a Busalla, poi avevo lasciato perdere... Se cerchi un socio, lo hai trovato, meglio ancora in tappa unica.
Non dimentichiamo che anche il primo ultratrail competitivo italiano nasce in Liguria, la St.Remo Devil Trail di 30 miglia... Anno 1999!
BlackMagic wrote:Avevo recuperato lo stesso articolo e l'anno scorso volevo provare a farla fermandomi a Busalla, poi avevo lasciato perdere... Se cerchi un socio, lo hai trovato, meglio ancora in tappa unica.
Non dimentichiamo che anche il primo ultratrail competitivo italiano nasce in Liguria, la St.Remo Devil Trail di 30 miglia... Anno 1999!
se la fate un pò più avanti (marzo- aprile) e se non avete intenzioni troppo bellicose (credo di andare ben più piano di voi...)..... mi piacerebbe e anche tanto!!!
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
granpasso wrote:Io sarei per una "prima" spalmata su due giorni.............
non ho studiato bene il percorso ma vista la distanza sembra anche a me che due giorni potrebbero volerci..
dove avevi ipotizzato il pernottamento??
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
Bello ed Interessante.
Ma per voi il primo approccio al trail quale è stato, cioè : esiste un episodio , una gita fatta in tempi passati con approcio Trail che ricordate ?
Per quanto mi riguarda una notturna dal Beigua al Melogno del giugno 1992 . L'idea era arrivare a Garesso in 24 ore seguendo l'Alta Via. Partenza alle 20.00 e ritiro alle 8.00 circa con gambe dure come legno , dopo circa 55km.
Bei tempi!
dapprima è venuto il trekking......
poi è venuta la corsa su strada (ma senza intenti agonistici....solo per fare un pò di sport durante la settimana......)
poi mi dicevano "tutti" (ho dei colleghi che corrono in montagna) che siccome io andavo in montagna e correvo non avrei avuto alcun problema a correre in montagna...
così un bel giorno ho preso la macchina, sono stata in Praglia e ho provato a correre da Praglia a Punta Martin ....... per vedere se era vero
Sono un viandante, un valicatore di monti.
Non amo le pianure e sembra che non possa stare a lungo in un luogo.
Qualunque cosa mi riservi il fato o l'esperienza,sempre dovrò camminare ed ascendere monti.
Non si può vivere che da come si è.
F. NIETZSCHE
.....in realtà correvo per le creuze di marassi/quezzi fino ai sentieri per forte Ratti già quando avevo 17-18 anni......anche perchè in strada e in pista non andavo per nulla......ma soprattutto perchè mi piaceva molto di più. Poi, dopo i 30 ho smesso per molti anni perchè credevo di non poterlo più fare....ma questa è un'altra storia.
Al mondo ci sono solo DUE cose "infinite":
- l'universo
- la stupidità umana
Solo che sulla prima non sono sicuro.
Agosto 1989, avevo 17 anni.
Reduce da 20 giorni di campi estivi con la parrocchia a 2000 metri di quota (prima Colle della Lombarda, poi Cervinia) avevo un fiato pazzesco. Ero a Courmayeur da solo e una mattina verso le 5 del mattino parto da Dolonne e dopo un po' più di 2 ore (penso 2h20', per essere più preciso) sono sulla testa Licony (dove adesso c'è il bivacco Pascal, sul percorso del Valdigne "breve"). Ridiscendo a circa 2000 mt. e salgo al Col Sapin, alla Testa della Tronche, alla Testa Bernarda e scendo al Bertone e da qui a Courmayeur. A Dolonne mi metto a dormire in casa per un paio d'ore e nell'ora più calda, sotto il sole, salgo lo Chetif. In tutto forse non moltissimi km, ma più o meno 3500 m di salita e altrettanti di discesa. All'epoca, sull'onda dell'ammirazione delle imprese di Profit ed Escoffier sulle grandi Nord delle Alpi, li chiamavo "enchainement".
Ai piedi un paio di Adidas e sulle spalle un glorioso Berghaus, modello Cyclops Guide rosso. Non vorrei sbagliare, ma mi sembra di essermi portato sulla schiena i Koflach Ultra per paura di pestare troppa neve ai 2929 mt. della Testa Licony. Borraccia, poco da mangiare, tra cui le squisite barrette Enervit 8000.
Il giorno successivo le gambe naturalmente erano abbastanza a pezzi, ma ricordo che non resistetti ad un invito per andare al Lac Blanc a Chamonix: gita breve superfrequentata e con uno dei più bei panorami sul Bianco.
Ciao,
a memoria storica porto quanto documentato direttamente dal sito del TRAIL ASCHERO :
Carlo Giacobbe, ex-sindaco di Vado Ligure, dà alcuni cenni sull'origine di questa manifestazione sportiva, avuti dalle memorie scritte di Angelo Miniati, segretario provinciale A.N.P.I :
L'idea di realizzare una maratona fu sviluppata già nel 1945, appena dopo la ripresa delle attività dello stabilimento Scarpa Magnano. Esisteva già in quel periodo una tradizione di sport della montagna esercitato dai vari Aschero Carlo (ucciso dai nazifascisti nel marzo 1945), Freccero Giuseppe, dai fratelli Pazi; ben presto rinnovatesi con l'entusiasmo dei giovani. Sostenitore ed animatore ne fu Freccero, coadiuvato da Minuto Gerolamo, Falciani Remo ed altri dirigenti del CRAL Scarpa Magnano. La gara si intitolò al martire Aschero Carlo. La prima competizione si disputò nella primavera del 1946 nel percorso: Cogoleto stazione - Sciarborasca - Monte Beigua - Madonna Del salto (tra le Stelle S. Martino e S. Giustina, Crocetta del Bonomo - Monte S. Giorgio - Naso di Gatto – Ranco - Savona). L'arrivo era stabilito in via San Lorenzo, presso la sede del CRAL Scarpa Magnano, per complessivi km. 45. L'anno successivo 1947, sempre nei primi giorni di maggio, si effettuò la II edizione con lo stesso percorso e caratteristiche e anche i vincitori furono gli stessi dell'anno precedente. Intanto la notorietà della manifestazione andava assumendo carattere interprovinciale e interregionale. Nel 1948 furono effettuate importanti modifiche: il Regolamento si adeguò a quello della corsa campestre con divisa libera ed il percorso sempre di circa 45 km. Si continuò a correre la "Carlo Aschero" sino al 1953. In quell'anno i licenziamenti effettuati dalla Montedison scardinarono l'organizzazione sindacale e del CRAL della Scarpa Magnano e buona parte delle persone impegnate nell'organizzazione e nella gestione della gara furono estromesse dalla fabbrica e si chiuse cosi una iniziativa che aveva portato il nome della "COPPA ASCHERO" per tutto il Paese.