Ci siamo prenotati per la colazione alle 7. Alcune persone sono già partite dal rifugio, oggi la maggior parte degli escursionisti (oggi come sempre, probabilmente) sono diretti sul Monte Matto, altri ai vari laghi che si possono vedere in zona. Noi siamo quasi certi che nessuno seguirà le nostre tracce. O meglio ne è convinto Alec che in fatto di monti ne sa sicuramente più di me.
Partiamo alle 7:30 dal D. Livio Bianco, 1890 m e prendiamo l'ampia mulattiera per il Colle di Valmiana, che parte da sotto il rifugio e risale sulla sponda destra del Lago Sottano della Sella.
Il Lago al mattino rispecchia nelle sue acque calme la corona di monti tutt'intorno, spicca tra le altre cime la più nota Rocca della Paur. La strada per arrivare al Colle è piuttosto lunga, per via della interminabile serie di tornanti ricavati sui fianchi della montagna, un'opera davvero notevole. A un certo punto si perde anche un po' di quota, prima di incontrare il bivio per il Monte Matto.
Per lunga che sia, proprio grazie ai suoi tornanti, si percorre molto bene e senza troppa fatica. Sulla mulattiera, a un'ora di cammino dal rifugio, si trova anche il bivio per il Colle della Valletta e per il Lago Soprano della Sella che noi vediamo dall'alto del sentiero: anche questo è incredibilmente grande e le sue acque sono adesso di un bel blu cobalto.
Arriviamo puntuali al Colle (2922 m) alle 10:30, mi è sembrato di camminare per molto più tempo, ma devo dire che sono tre ore spese bene perchè il panorama è davvero meraviglioso, abbraccia un'infinita serie di monti e laghi e soprattutto salendo mi sembrava di raggiungere il tetto del mondo! E' una sensazione dovuta all'isolamento tutto intorno perchè l'unico monte più alto lì vicino è il Matto (ma quello è tutto Matto? Ho chiesto a un tratto ad Alec ammirandone la lunga cresta con la serie di cime

Dal Colle ci aspetta la parte più impegnativa della salita. Dopo una breve pausa risaliamo su pietraie e per vaghe tracce il costone di fronte a noi (sulla destra, salendo) fino a raggiungere l'inizio della cresta della Rocca di Valmiana. Da lì in poi occorre fare molta attenzione.
Il percorso è ben segnalato da ometti, solo in due punti verso la fine bisogna stare attenti a individuare gli altri nei punti successivi. Si segue una serie di cenge erbose facendo anche diversi traversi su roccette. Respiro profondamente, l'ansia e la paura mi seguono sulle cenge ma cerco di stare sempre molto attenta e concentrata, camminando senza fretta, misurando ogni passo e lo stesso fa Alec. Con noi abbiamo un cordino ma non è una salita dove normalmente ci si lega e lo abbiamo portato solo per sicurezza.
Le cenge in un primo momento traversano la parete Nord del monte, poi ti fanno scendere, l'esposizione è sempre notevole. A un tratto bisogna effettuare un piccolo traverso per entrare in un canalino di erba e roccette per portarsi su una cengia poco sopra (un paio di metri). Non è molto simpatico visto che forma un bell'imbuto proprio in direzione della sottostante parete, lo risalgo pensando già con timore alla discesa. Si continua su cenge, si scende ancora un po' fino a un canalino roccioso (questa volta meno esposto e più incassato) attraverso il quale ci si porta ancora un po' più in basso. Poi si comincia a risalire piano piano verso la cima, continuando ad andare avanti, si raggiunge la cresta Nord, si scavalca e si sale un pezzo sul suo versante opposto, si torna a scavalcare effettuando una specie di “tornante”. Si sale quindi per erba e roccette dritti per arrivare alla piccola croce di vetta.
Prima di scendere nel secondo canalino abbiamo incontrato una donna, sola. Che coraggio, mi sono detta. Poi dal quaderno di vetta Alec ha riconosciuto Emma di Gulliver (io non la conosco perchè non lo leggo mai), dicendo che è una forte. Tanto per capirci, quando ho chiesto ad Ale se lei fa anche scialpinismo mi ha risposto che si dedica alle ciaspole... con quelle ha salito la Roccia Viva!! (http://www.gulliver.it/itinerario/51432/" onclick="window.open(this.href);return false;)
Emma è salita direttamente dalle Terme di Valdieri sul nostro stesso itinerario, una bella sfacchinata.
Noi siamo soli in vetta e ci godiamo tutta la pace della montagna mangiando i nostri panini e leggendo le poche firme sul quaderno. Non siamo arrivati nemmeno a metà e le firme partono dal 2006. Non trovo nessun nome noto, a parte Andrea Parodi e Giorgio B, sempre di Gulliver.
Si sta benissimo e gli occhi si perdono sulla distesa di vette che Alec mi nomina e sugli splendidi laghi nelle diverse vallate. Si vede anche il rifugio Questa e il lungo sentiero per raggiungerlo, penso che sarebbe magnifico fare una bella traversata da quelle parti.
Ripartiamo e con la solita attenzione scendiamo, sempre con la dovuta calma, nessuno ci insegue e il tempo è magnifico. Il canalino che mi preoccupava (come spesso succede) si rivela meno problematico del previsto, tuttavia Alec in alcuni punti della discesa mi sta sempre accanto nel caso in cui dovessi scivolare (non che magari potrebbe fare molto ma... mi è di aiuto psicologico).
Finalmente ritorniamo al colletto! E poi di nuovo sul costone pietroso fino al Colle dove, invece che tornare sui nostri passi, scendiamo verso il Piano del Valasco. Sul cartello al colle non è indicato, ma basta scendere un'altra serie infinita di tornanti, trascurare a un certo punto il bivio per il Questa e seguitare a scendere nel vallone di Valmiana. Sono 1200 metri di dislivello, che percorriamo in 2 ore e 30.
Sempre grazie ai lunghissimi tornanti (vaghi in lungo e in largo sui fianchi dei monti e osservi con preoccupazione il sentiero che rimane sotto di te) i piedi non soffrono più di tanto ma ti sembra di non arrivare mai. Anche in questo caso, come per la salita al Colle di Valmiana, il panorama è talmente vasto e piacevole che non è un peccato impiegare tutto quel tempo a scendere. E comunque il dislivello non è poco, in fondo due ore e 30 è un tempo ragionevole. Un ragazzo (che abbiamo incrociato al Colle e voleva salire la Rocca) ci supera in discesa correndo, sparendo alla veloce dalla nostra vista. Io non lo farei mai, prenderei il volo dopo pochi metri!
“Planando” sul Valasco si vede un gran via vai, escursionisti di ritorno dalle gite e merenderos che si incrociano. E' un bel posto, con quegli enormi prati e quell'invitante ruscello dove molti sono andati a bagnarsi per il gran caldo di questo fine settimana. Facciamo un salto alla casa di caccia (ora rifugio) dove non sono mai stata e riprendiamo velocemente la strada del ritorno verso le Terme, a caccia di un passaggio fino a Sant'Anna.
Farsi una decina di km di strada asfaltata che separa le due località sarebbe troppo, sono le 16:30 e desideriamo tornare a casa per cena. Superando colonne di camminatori (alcuni di loro incrociati appena giunti al Valasco che scendevano, mentre noi nel frattempo siamo andati a bere una cosa al rifugio e abbiamo rinfrescato i piedi nel ruscello



Camminare, camminare, vagare per monti, per ore e ore, respirare profondamente per godere dell'aria fresca e dei profumi della terra, ascoltare i versi degli animali selvatici e i campanacci e i muggiti delle mucche, riempirsi gli occhi di profili rocciosi, di fiori, di prati e di laghi blu, ogni passo mosso sulle montagne ha un suo perchè e si affianca, nel tempo, a un ricordo particolare.
il Lago di fronte al rifugio al mattino
panorama con il Lago Soprano della Sella
il sentiero per il Colle di Valmiana
sulle cenge per arrivare sulla Rocca

si passa con attenzione, dietro di me si vede il secondo canalino

in vetta!
