CRONACA DI UNA DUE GIORNI NON PROPRIO FORTUNATA ALL'ANTOLA.
Appuntamento a Staglieno alle 14 di sabato 6 Agosto. Le previsioni non erano buone ma "piogge improbabili"
e decidiamo di partire. Oltre al solito trio di "irriducibili" dello scarpone c'erano anche altri amici non proprio votati alla montagna, per cortesia e delicatezza verso di loro optiamo per Casa del Romano.
Arriviamo al punto dove i due bolli gialli incrociano la provinciale per carrega ligure, ci si cambia, ci si veste e si parte.
Cielo montano plumbeo, nebbia o nuvole basse che dir si voglia. Regna un silenzio quasi ultraterreno, questa parte di mondo sembra in attesa dello scatenarsi di non so che.. fortunatamente tutto rimarrà quieto e silenzioso. Prendo a scarpinare deciso nell'immoto del tardo pomeriggio, sopra di me un piccolo rapace fa lo "spirito santo", si alza, torna a scendere, danza nell'aria gonfia di umidità. Incontriamo poca gente, dei cani da caccia setter bianchi e neri. Al colle delle tre croci di fermiamo per dare il tempo ai meno montanari di rifiatare. Sempre sui due bolli gialli ripartiamo decisi ed afrontiamo la rampa verso l'anticima dell'Antola, il tempo è talmente brutto che rinunciamo a salire alla croce, non si vedrebbe niente.
Passiamo davanti alla cappelletta, al Bensa e ai ruderi del Musante. Al Rifugio parco Antola Giorgio e Federico ci accolgono con un "Bentornati" che ci fa davvero piacere. Appena entrati, prendiamo possesso delle camere e ci sediamo nel salone e ci rifocilliamo con torte e grappe varie, assistiti, serviti e riveriti da una ragazza davvero impagabile in quanto a gentilezza e cortesia, purtroppo non ricordo il suo nome. Io ritrovo la ciabatta andata "dispersa" la sera della festa di S.Pietro. Poi ceniamo, la cucina è un altra di quelle cose che credo mi farà tornare presto all'antola..

il cuoco poi viene fuori e spiega alle ragazze del gruppo le ricette.
Però il tempo non migliora. Dopo cena all'insegna della grappa. Andiamo a dormire felici e contenti.
Non è che dorma molto, ma quel poco me lo faccio bastare. MI sveglio alle 5 insieme a Mario credendo di poter vedere l'alba. Le nuvole sono fittissime, non si vedono nemmeno gli alberi davanti al rifugio. Un raggio di sole, ratto, subitaneo e sfolgorante, poi il bianco manto si richiude definitivamente. Gente che parte di primissima mattina. Andiamo a dire agli altri di dormire a piacere, la traversata al monte buio è annullata causa maltempo. Poi io e lui usciamo, fa freddo ma non piove, imbocchiamo i bolli gialli in discesa verso Torriglia ma li abbandoniamo quasi subito per seguire una rada traccia a dx senza segnavia che dapprima va in piano, poi comincia a salire leggermente fino a raggiungere una recinzione per il bestiame che si alza ripida verso nord, poi ci passiamo sotto e raggiungiamo la vetta del monte Cremado. Non si vede assolutamente niente, nè da un versante nè dall'altro, c'è solo un cartello in legno "Monte Cremado, questa vetta è dedicata a Silvia". E brava Silvia. Torniamo indietro, al rifugio ci accoglie la bella notizia che Gianluca ha vomitato tutta la notte, non riesce a stare in piedi. Penso subito che il cibo non può essere, ha mangiato lo stesso primo che ho mangiato io, lo stesso secondo che ho mangiato io e lo stesso dolce che ho mangiato io, ed io sto benissimo. Ha bevuto due cicchetti di grappa come me a berli ci abbiamo messo mezz'ora per bicchiere. Botta di freddo? Conciliaboli vari anche con i ragazzi del rifugio, sempre molto gentili. Facciamo colazione, Gian ce la fa a bere un tè senza darlo fuori subito. Lentamente migliora. Crede comunque che non ce la farà a scendere dal Romano. Alla fine ecco la soluzione. I due autisti andranno al Romano a prendere le macchine ed io porterò il malato e le due ragazze giù per la sterrata di Bavastrelli. Partono gli autisti, dopo mezz'oretta partiamo noi, andiamo tranquilli ma andiamo, Gian riesce a camminare bene, piano piano scendiamo ad un passo abbastanza normale. Cammino in silenzio davanti a tutti, ogni tanto getto uno sguardo indietro, ad un certo punto alzo gli occhi e dietro una curva c'è un maschio di Daino che mi guarda. Seminascosti altri due o tre esemplari con dei palchi stupendi, maestosi, calmi e sereni. Restiamo immobili, contempliamo lo spettacolo senza parole, ci sfilano davanti senza fretta, si abbassano giù per una spalletta e svaniscono nel fitto del bosco, l'ultima è una femmina che ci regala uno sguardo di una dolcezza infinita.. Li intravediamo mentre danzano tra gli alberi allontanandosi da noi ed io penso che il maltempo, la nottata infame di Gian e tutto il resto sono ampiamente ripagate da questa scintilla di magia che ci ha sfiorato verso l'una di pomeriggio di una domenica grigia, ringrazio gli dèi silvani. Nei pressi della fontana presso la casa pericolante facciamo l'ultima sosta, poi attraversiamo i pascoli di Bavastrelli in mezzo a mandrie di vacche che un pò ci guardano un pò non ci considerano, un toro dalle dimensioni ragguardevoli sorveglia dall'altro di una "fascia". Entriamo a Bavastrelli, Mario mi telefona e mi dice che ci aspettano al parcheggio, arriviamo e siamo di nuovo tutti insieme. Ridiamo, raccontiamo, baci sulle guance con le ragazze, strette calorose con i ragazzi. Mi sento un pò salvatore della patria hauahauahauahauah. I tre irriducibili sono di nuovo soli, andiamo alla locanda della beccassa, esce il padrone e gli dico se ha posto per tre, fuori c'è una piccola folla che aspetta, sono le tre del pomeriggio. Lui mi fa: "mia, da mangia ghe n'ho pe trei giurni, asetaeve lì che ve ne daggu quante ne vuei" Noi ci sediamo lì, ce ne darà quanto vogliamo.
a dopo per foto.