Consueto report... ma quest'anno focalizzo l'attenzione su due gite particolari.
Bocchette Centrali
La prima è la ferrata delle Bocchette centrali, nelle dolomiti di Brenta (Madonna di Campiglio). Questa gita mi sta a cuore, sono anni che la volevamo fare ma visto che rimane molto distante dalla Val di Fassa... non era mai capitato. Quest'anno abbiamo dedicato una notte dormendo a Madonna di C. e così ce la siamo fatta!! (fortuna nel meteo...)
E' una gita senza particolari difficoltà tecniche. Però attraversa molti ambienti ed è considerata una delle più belle della zona... se non di tutte le dolomiti. E' lunga, molti escursionisti la spezzano dormendo al rifugio Brentei. Noi però abbiamo solo un giorno... e così, gambe in spalla, si fa in giornata. Sono 20 km e 1600 d+ circa.
Il punto "focale" della gita è il tratto attrezzato che si segue fra la Bocca di Brenta e la Bocca dei Armi, compiendo un percorso che si snoda ai piedi del campanile basso ed il campanile alto di Brenta, in un ambiente di estrema bellezza. buona parte del percorso transita su "cenge" scavate nella roccia molti anni fa, in pratica è come camminare su un marciapiede a strapiombo. Altri tratti sono invece di facile arrampicata o disarrampicata, ed in questi casi il cavo è assente (meglio...).
La salita al rifugio Brentei dall'auto è abbastanza lunga, ci son tratti pianeggianti ed in alcuni casi si perde quota. Questo rifugio è posizionato in una conca ai piedi di Cima Brenta, che leva il fiato.
Dal rifugio, si prosegue in ambiente più severo procedendo verso la Bocca di Brenta (inizio ferrata). Per raggiungerla si attraversa un nevaio ed un tratto di sentiero attrezzato che risale il bordo di una morena.
Per raggiungere il colle impieghiamo circa 2,20. Sono 1200 d+ e parecchio sviluppo. Siamo soli, tranne due persone in lontananza davanti a noi. Ci prepariamo alla base della ferrata, e partiamo. Un breve tratto verticale ci porta subito sul cengione che in buona parte seguiremo, e che inizialmente non è attrezzato (occhio!!)
Incontriamo di nuovo i cavi e si prosegue per un tratto molto scenico ed esposto. Le difficoltà son sempre molto contenute. Nel frattempo si prende un po di quota fino a raggiungere il punto più alto della gita (circa 2700 metri)
Il percorso prosegue, l'ambiente è a dir poco stupefacente. Siamo nel cuore delle dolomiti di brenta. Giungiamo così al punto più famoso della ferrata... una cengia scavata pianeggiante, che compie una curva a "ferro di cavallo" trovandosi così di fronte il tratto successivo. Mando Claudia avanti per fare le foto... io non soffro l'esposizione e cmq siamo legati al cavo... ma vi assicuro che nonostante si cammini facilmente avevo il sedere bello stretto!! che emozione!!
Poco dopo ci si avvicina alla fine della ferrata... con un altra parte di cengia in ombra e la discesa verso la Bocca che segna la fine del percorso, dopo circa 3 ore dall'attacco. Una serie di scala infatti deposita direttamente sul nevaio perenne chiamato "Vedretta degli Sfulmini".
Una volta sul nevaio, lo si discende (non è molto ripido, senza ramponi) verso il rifugio Alimonta. Il panorama e l'ambiente sono sempre da pelle d'oca...
Arrivati al rifugio, ci riposiamo 10 minuti e mangiamo qualcosa. La discesa verso l'auto sarà lunga... ma siamo contenti ed inebriati da cotanta bellezza. Arriveremo all'auto dopo 8 ore e mezza... stanchi ma entusiasti.
Cesare Piazzetta
Eh si, la via ferrata "Cesare Piazzetta", la più temuta delle dolomiti. Solo nominarla fa effetto, per gli amanti della zona. Sono anni che ne leggo informazioni in rete... è vero, è una ferrata, cosa vuoi che sia. E poi io non sono amante sfegatato delle ferrate...
Però questi percorsi in Dolomiti hanno un sapore molto diverso. Si respira la storia. Provare per credere. Ed infatti mi appassionano...
L'ho sentita nominare per la prima volta nel 2007... ed il pensiero ovviamente è stato "chi la farà mai!!". Nelle relazioni troncano scrivendo "estremamente difficile".
Non fa piacere leggerlo... tantomeno fa piacere leggere i commenti di chi l'ha fatta... "un inferno".... "devastante"....
Cerco di autoconvincermi che in quanto ferrata famosa, sia frequentata da gente non all'altezza. Un po come il Monviso, no?
E così dopo aver fatto le Mesules l'anno scorso, sempre dura (ma molto meno, a quanto si legge).... con Claudia abbiamo deciso di provare. E che diamine, qualcosa si farà e si passa.
La ferrata sale al Piz Boè (3150 metri) su un percorso che si snoda sulla parete ovest. La parte più ostica son i primi 20 minuti. Verticali, lisci, esposti, insomma una bella bega. Dopo il ponte sospeso diventa più docile... ma sempre sostenuta. In alto diventa dapprima a gradoni su roccia (non attrezzati) ed infine un sentiero.
Il problema è, appunto, il blasone di queste percorso. Quando arrivi all'attacco e vedi la targa, un brivido corre lungo la schiena. Chissà perchè, ma è così per tutti, o quasi. Claudia è titubante, glielo leggo negli occhi. E per salirla ci vuole decisione.
Cmq, ci imbraghiamo. Ho portato le scarpette, ho letto varie relazioni dove lo consigliano.
Parto. Si, è dura, ma usando i piedi passo i primi 3 metri. Poi... liscio. Vado di opposizione, mi appendo come un salame al cavo e passo. Moschettono, mi giro ed aspetto Claudia. E' ancora ferma a terra. "non me la sento" mi dice. Ecco, la famigerata "piazzetta" ha fatto un altra "vittima del suo blasone".
"lascia stare, non venire". Non ha senso forzare. Ho una corda con me, potrei legarla... però sarebbe comunque una forzatura. Se le cedono le braccia a metà percorso cosa faccio? Meglio evitare.
Però io... voglio andar su. Ormai sono in gioco!!
La saluto, rimaniamo che lei salirà il sentiero della Forcella Pordoi e ci vedremo per strada.
Ed eccomi solo, 1 contro 1. Stranamente sul percorso non c'è nessuno. FOrse perchè è presto... o forse perchè nella notte ha nevicato in quota.
Via, si sale. Essendo solo cerco di levarmi la parte rognosa senza indugiare troppo. Placche, camini verticali, cengie esposte... sempre dure, non molla mai. Le braccia faticano ma salgo bene, uso molto i piedi, cerco di sforzarmi a farlo e di usare la mia modestissima tecnica di arrampicata. Arrivo alla cengia più larga, ed al ponte!! Mi sento felice... il peggio è passato... mi spiace un po' essere solo, avrei preferito essere con Claudia. E so che lei si sta sentendo sconfitta. Però... fa parte del gioco. Passerà!
Proseguo, la ferrata è sempre ardita ma meno estrema. Mi godo i passagi ed il panorama. Mi muovo veloce. Sono tuttuno con la roccia... mi sento invincibile. Che bello!!
Il cavo si interrompe e si comincia un lungo e faticoso percorso su gradoni e roccette, segnati da frecce rosse. La quota c'è e si fatica un po'. Ma continuo ad essere veloce, il morale è altissimo!
In terra comincia ad esserci neve, occhi molto aperti, alcuni punti sono esposti. Intravedo la cima.
Le difficoltà cessano e mi immetto in un sentiero, che porta alla cima. Il sentiero è ripido e roccioso, e c'è neve. Ma ormai sono tranquillo e gasatissimo. Mi giro... le nuvole avvolgono la marmolada... sono solo. Fra poco sarò al Piz Boè e ci saranno molti turisti che salgono dal comodo accesso del Pordoi (funivia). Devo godermi questi attimi... le mie Dolomiti...
Pochi minuti e sono in vetta!! Sulla cima c'è il rifugio Capanna Fassa, e c'è gente. Ma io non vedo nessuno... vedo solo me stesso in un momento magico e cerco di congelare le sensazioni... panorama stupendo... il contrasto della neve ed il verde in valle...
Prendo un caffè... mi levo tutta l'attrezzatura e scendo veloce. Incontro molta gente che sale... sul facile sentiero attrezzato. C'è neve e molti sono titubanti. Mi sento uno stambecco saltello qui e la senza usare i cavi... la gente mi guarda stupita

... In effetti mi sembra che i cavi del sentiero compiano dei rigiri "poco sensati"... cerco di leggere il pendio e scelgo passaggi alternativi in modo da non dover continuamente incontrare persone. Immagino Kilian che sale su di qui alla Dolomiti Skyrace...
Raggiungo il sentiero più facile ed in mezzo alla gente quasi corro... mi sento libero e felice... amo questa sensazione. Ed ecco, vedo una giacca arancione, è Claudia!
Mi dice "ho visto uno correre... chi poteva essere..."
Scendiamo assieme verso la forcella Pordoi...
Le racconto come se fossi un bambino all'uscita dall'asilo...
Lo so, è una "semplice" ferrata e per molti... magari non dirà nulla... ma per me... tutto ciò che faccio quando sono lassù in Dolomiti ha un sapore incredibile... tutto è diverso, ogni angolo, ogni cosa mi emoziona.
Il resto della settimana è passato fra camminate, una stupenda corsa attorno al Sassolungo, ed una gita con coppia di amici e figli piccoli. Ognuna di queste gite ha egual valore, e per me rimane sempre indelebile. Ma non posso raccontarvi proprio tutto...
“Questa è la vera natura della casa: il luogo della pace; il rifugio non soltanto dal torto, ma anche da ogni paura, dubbio e discordia.” J. Ruskin
Grazie per chi ha avuto voglia di leggere e guardare le foto.
