Due avanzi di alpinisti rammolliti e fuori allenamento, che per una serie di vicissitudini non si legavano in cordata da almeno più di due anni, tentano un riavvicinamento alla roccia (rigorosamente marcia

) sulla cresta SE della dolomitica Rocca Brancia!
Una montagna bella, ma poco frequentata pare proprio per la cattiva fama della qualità della roccia ma, a detta di Andrea Parodi proprio in questo topic, decisamente più facile della Torre del Cros! Forse non ricordo molto bene com’era la Torre del Cros (ricordo bene un passaggio del gatto strisciando su una cengia stretta ed erbosa e l’arrampicata su rododendri e persino una mia scivolata in doppia di cui porto ancora il segno sotto il ginocchio, ma non me lo ricordo poi così difficile

), perciò non saprei se essere d'accordo, è anche vero che col senno di poi è sempre tutto più facile di quello che hai vissuto sulla montagna... comunque non è una salita proprio banale, se non altro per la delicatezza del terreno. Se parliamo di difficoltà riferite ai gradi, non ho nulla da obiettare sulle relazioni, salvo aver trovato del II più facile in passato (ma forse l'esposizione può talvolta fare la differenza). In alcuni punti la roccia è buona, in altri occorre stare attenti e saggiare bene gli appigli, come su molte delle montagne che amiamo frequentare.
E’ dura constatare che col passare degli anni (un paio, per dire la verità, ma quanto basta a sentirci più vecchi e stanchi

) siamo diventati molto più pigri… ai bei tempi partivamo da Genova alle 3 o 4 di notte, facevamo 3 o 4 ore di macchina, 10 o 12 ore di gita e tornavamo a casa in giornata e il giorno dopo a lavorare!
In questa occasione abbiamo creato uno scenario il più confortevole possibile per permetterci di affrontare l’arrampicata con la massima serenità. Notte in loco, partenza alle 8:00, 45 minuti di auto e avvicinamento ridotto ai minimi termini, con non più di 600 metri di dislivello

una vera vergogna!
Nel periodo estivo l'accesso al pianoro della Gardetta da Preit è vietato nei fine settimana e noi abbiamo sfruttato il lunedi di bel tempo per aggirare questo ostacolo e per portarci a pochi minuti dal rifugio omonimo a circa 2300 metri.
Iniziamo da lì la nostra gita andando al Passo di Rocca Brancia e scendendo un pezzo di sentiero verso il Colle Oserot fino a incontrare la ripida cengia diagonale che porta al colletto da dove inizia la cresta, che si intraprende facilmente salendo tra erba e detriti, finchè non diventa rocciosa, da qui in poi si segue il filo, aggirando solo i salti più ostici sul fianco destro lato Gardetta.
Nel percorrere il primo tratto mi domando da subito se ci ricorderemo dove siamo passati e cerco di fare un ometto ma l'unico risultato che ottengo nel sollevare una pietra nella mano destra è di farmela immediatamente cadere sulla mano sinistra, procurandomi un primo graffio a cui ne seguiranno molti altri... In quel momento iniziano a nascere diversi spunti per un possibile futuro libro: “Alpinisti sfigati”! Essendo frequentata molto di rado, la roccia è carta vetro, della grana più grossa, anzi spesso sembra composta di aghi, e alla fine della gita le mie mani sembrano uscite da una colluttazione con un pittbul!
Le prime difficoltà iniziano con due camini in successione (II, II+), al termine dei quali si raggiunge una terrazza; c'è stato solo un passaggio più difficile per me nel secondo camino, dove si trova un grosso masso mobile, al di sopra del quale è necessario spostarsi da un lato all'altro del camino (dandosi una spinta) per trovare l'appoggio per il piede, un po' alto per me... la poca elasticità e la statura mi penalizzano spesso; segue ancora un tratto più stretto ed esposto dopo il quale la relazione di Gulliver dice di scendere alcuni metri, fino ad un colletto alla base di una placca inclinata a sinistra di una fessura, che non ricordiamo di aver notato. Difatti noi non siamo scesi alla base della placca ma probabilmente siamo rimasti più alti arrivando quasi al termine della stessa e traversandola per arrivare al colletto, siamo poi saliti un po' a destra per una specie di camino e poi siamo scesi in un canalino a destra arrivando in vista della cima SE: la base si raggiunge aggirando dei torrioni sul lato Gardetta e all'andata anche la cima stessa si aggira per proseguire verso la cima NO, scendendo di poco su cenge detritiche, per poi risalire in cresta e percorrere in disarrampicata uno spigolo ripido ed esposto di II+. Scendendo esattamente sullo spigolo (sul suo lato destro, scendendo) si trovano maggiori appigli, ma giunta sul ciglio del passaggio da disarrampicare ho tentato un ammutinamento reso inutile dal misterioso riemergere dell'assopito spirito granitico di Alec che ha minacciato di lanciarmi di sotto se non fossi scesa da sola.
A quel punto non avevo scelta, ma non ho avuto la forza di protendermi nel vuoto e, tenuta da Alec, mi sono affidata a lui e sono scesa direttamente in mezzo alla paretina di roccia, con meno appigli. In realtà anche lui ha fatto praticamente lo stesso nel raggiungermi. Lo stesso pezzo percorso in salita, ma stavolta davvero sullo spigolo, non ha dato difficoltà (perchè non si guarda di sotto

). Scendendo si arriva a un altro colletto alla base della torre della cima NO. Si risale la ripida paretina (15 m, III-), e si arriva in vetta, di poco più alta di quella SE. Nei passaggi più difficili, in questo caso i due piccoli tiri sul III per raggiungere una e l'altra vetta, la roccia è migliore.
Per scendere dalla cima NO abbiamo fatto una doppia (cordino in loco), non lungo la linea di salita (altrimenti avremmo dovuto scendere in obliquo) ma scendendo da una sporgente rientranza sotto la quale ci si cala per un breve tratto nel vuoto. Occorre prestare attenzione in fondo a riportarsi prontamente al colletto data la delicatezza del terreno piuttosto esposto e pericoloso in quel punto. Alec ha fatto due nodi in fondo alla corda per maggiore sicurezza.
Si risale lo spigolo di II descritto prima e si torna al colletto sotto la cima SE. Salirla, oltre a rendere più varia e interessante l'arrampicata, permette di evitare i vari traversi fatti all'andata, salendo un camino verticale un metro a sinistra del filo, e poi seguendo il filo fino in cima (un tiro carino di 15m, III, II+) e poi sfruttando la doppia attrezzata con un cordino e un maillon fino alla base della torre della cima SE. Tuttavia arrivati in fondo alla doppia, invece che tornare sulla via dell'andata abbiamo evitato placca e camini seguendo degli ometti che aggirano completamente i passaggi rocciosi (praticamente il percorso che viene sconsigliato all'andata!!!). Come sempre in queste occasioni pregavo Alec di tenersi pronto in caso di mia scivolata mentre quando mi fermavo per aspettare lui cercavo di fargli sicura passando la corda su qualche spuntone di roccia, non sempre disponibile.
Seguendo gli ometti siamo pertanto tornati sulla cresta nella parte detritica iniziale e sempre con attenzione abbiamo raggiunto la cengia. Ormai siamo fuori dalle difficoltà e dal pericolo perciò Alec pensa bene di scendere l'ultimo pezzo fino al sentiero tagliando per il ripido pendio di terra e pochi ciuffi d'erba (con ancora me legata) invece che continuare a seguire la cengia affiancando la parete di roccia dove per lo meno mi potevo tenere: la scena che segue è talmente pietosa e volgare che ve la risparmio volentieri... e dire che a partire dalla doppia della vetta NO mi ero persino tranquillizzata... non che fossi particolarmente agitata... ero convinta di voler provare questa gita... ma preoccupata, come sempre su questi terreni, sì, in particolare sapendo di doverli affrontare anche al ritorno: cambia di molto quando sai di poter scendere da una via normale!
Usata una corda da 30 m, portati nut, usato solo uno per sicurezza ma poi rivelatosi inutile.
Bella gita da fare con attenzione, splendido in questo periodo il pianoro della Gardetta!
Brancia!
inizia la cresta
ora capite anche voi che ho dei limiti a spostarmi dal masso mobile in spaccata più sù sul gradino
attraversamento della placca
si sale e si riscende
in cima alla NO
panorama sul bellissimo altopiano della Gardetta e sulla Meja
di ritorno, lo spigolo che non ho voluto scendere
Meja marmottosa
Amo questo cane! (anche l'altro

) ti prende in giro, ti segue col bastoncino perennemente in bocca (anche a capodanno l'ho conosciuta così!), ti viene dietro, ti ringhia, come per dire dai prendilo... e poi scatta come una molla ritraendosi per non fartelo prendere!!!
