topo wrote:interesante il discorso del Conte sulla prevalenza di attacchi a boschi più "instabili" ... se continuasse un po' sul tema..
Uhm... in attesa che il Conte risponda.. posso dirti quel che so io... Io posso dirti qualcosa riportandoti più o meno quello che ho letto qua e là sulla vegetazione ligure... in particolar modo ti consiglio "La vegetazione della provincia di Genova" di Enrico Martini..
Riporto in breve ciò che sostiene Martini e altri studiosi:
La pratica di rimboschimento a pino nero e pino marittimo è stata scelta nei decenni passati per la rapidità di accrescimento di questi alberi.. Ma in realtà non sono affatto "in armonia" con l'ambiente circostante (inoltre il pino marittimo, nonostante il nome, è proprio quello meno "marittimo" di tutti

), questo lo si può vedere soprattutto nella zone del parco urbano delle mura, dove i boschetti di pino nero qua e là si vedono, ma si nota quanto siano "isolati" e non integrati con la vegetazione circostante

.. Chi effettuò i rimboschimenti a pino nero e pino marittimo, pensava anche di mantenere un suolo "pulito": è noto a tutti infatti che sotto una pineta non c'è praticamente sottobosco, il suolo è ricoperto di aghi di pino e se li si scansa, il terreno sottostante è povero e scarno...
In realtà, nonostante la rapida crescita, i rimboschimenti a conifere hanno parecchi svantaggi: la facile incendiabilità degli alberi (al contrario, leccio e roverella, per esempio, sono molto più resistenti al fuoco), fitopatie (vedi la processionaria, appunto..... e la cocciniglia del pino
Matsucoccus feytaudi), e la determinazione di un suolo povero di humus, che quindi impedisce ad altre specie erabee/arbustive di crescere su questo suolo. Per di più, il terreno, non assorbendo acqua, favorisce il dilavamento dei pendii, mentre un bosco di lecci, per esempio, è caratterizzato da un humus ricco che, oltre a garantire la crescita di un ricco sottobosco, assorbe l'acqua piovana e la rilascia gradualmente evitando rovinose frane...
Pertanto, i rimboschimenti a conifere si sono dimostrati un fallimento da più punti di vista...
Sarebbe perciò più opportuno favorire il ripopolamento di boschi con lecci e roverelle(il bosco di leccio dovrebbe essere il bosco climax della macchia mediterranea e il querceto a roverella trova le condizioni climatiche ideali nella fascia collinare) che, nonostante la crescita lenta, hanno un notevole valore ecologico, data la scarsa probabilità di attecchimento di incendi e la capacità di creare un ricco humus con relativo sottobosco...
Ho riassunto un po'...
Se ti interessa posso fare uno scan tratto dal libro che ho citato sopra e mandartelo
