Precipitato alpinista Unterkircher
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Precipitato alpinista Unterkircher
L'italiano stava scalando Nanga Parbat
L'alpinista altoatesino Karl Unterkircher è caduto in un crepaccio sul Nanga Parbat (8.125 m) in Pakistan. Lo ha comunicato il suo compagno di cordata, Simon Kehrer. Unterkircher è precipitato durante la scalata della parete Rakhiot. Le speranze di recuperare l'alpinista di 38 anni sono quasi nulle. "Il suo corpo è ricoperto di neve, difficile raggiungerlo", hanno detto i partecipanti alla scalata.
Walter Nones e Simon Kehrer hanno poi deciso di continuare la scalata. "Tornare a valle per la stessa via è impossibile", ha detto Herbert Mussner, il manager di Karl Unterkircher. "Alle 6 di questa mattina - ha detto Mussner - mi ha chiamato Simon dicendo che Karl era caduto in un crepaccio e che il suo corpo era coperto di neve". Vista l'impossibilità di recuperarlo con i mezzi a disposizione Nones e Kehrer hanno deciso di proseguire con la scalata".
"Sono le scariche di ghiaccio che mi fanno paura", aveva scritto pochi giorni fa Unterkircher in una email inviata via telefono satellitare dal campo base. "La cosa migliore per evitare veramente sgradevoli imprevisti, sarebbe rinunciare al progetto. Fin'ora però tutto è andato bene, mica ci tireremo indietro adesso?", aveva aggiunto.
Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer volevano aprire una via ancora inviolata sulla parete Rakhiot. Il Nanga Parbat (8.125 m) è considerata una montagna particolarmente difficile. Qui nel 1970 morì Guenther Messner durante una drammatica attraversata con il fratello Reinhold.
Unterkircher, che nel 2004 scalò Everest e K2 in una sola stagione, negli ultimi anni si è dedicato alle cime e alle pareti inviolate. Ha così scalato in prima assoluta il Mount Genyen (un seimila in Cina), lo Jasemba (un settemila in Nepal in compagnia di Hans Kammerlander) e la parete Nord del Gasherbrum 2.
da TGCOM del 16/7/2008
L'alpinista altoatesino Karl Unterkircher è caduto in un crepaccio sul Nanga Parbat (8.125 m) in Pakistan. Lo ha comunicato il suo compagno di cordata, Simon Kehrer. Unterkircher è precipitato durante la scalata della parete Rakhiot. Le speranze di recuperare l'alpinista di 38 anni sono quasi nulle. "Il suo corpo è ricoperto di neve, difficile raggiungerlo", hanno detto i partecipanti alla scalata.
Walter Nones e Simon Kehrer hanno poi deciso di continuare la scalata. "Tornare a valle per la stessa via è impossibile", ha detto Herbert Mussner, il manager di Karl Unterkircher. "Alle 6 di questa mattina - ha detto Mussner - mi ha chiamato Simon dicendo che Karl era caduto in un crepaccio e che il suo corpo era coperto di neve". Vista l'impossibilità di recuperarlo con i mezzi a disposizione Nones e Kehrer hanno deciso di proseguire con la scalata".
"Sono le scariche di ghiaccio che mi fanno paura", aveva scritto pochi giorni fa Unterkircher in una email inviata via telefono satellitare dal campo base. "La cosa migliore per evitare veramente sgradevoli imprevisti, sarebbe rinunciare al progetto. Fin'ora però tutto è andato bene, mica ci tireremo indietro adesso?", aveva aggiunto.
Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer volevano aprire una via ancora inviolata sulla parete Rakhiot. Il Nanga Parbat (8.125 m) è considerata una montagna particolarmente difficile. Qui nel 1970 morì Guenther Messner durante una drammatica attraversata con il fratello Reinhold.
Unterkircher, che nel 2004 scalò Everest e K2 in una sola stagione, negli ultimi anni si è dedicato alle cime e alle pareti inviolate. Ha così scalato in prima assoluta il Mount Genyen (un seimila in Cina), lo Jasemba (un settemila in Nepal in compagnia di Hans Kammerlander) e la parete Nord del Gasherbrum 2.
da TGCOM del 16/7/2008
....Ah!...Se tu mi amassi....?
....Ma no,... che non ti amasso!....
....Ma no,... che non ti amasso!....
Io che mi prendo paura di un po' di buio ed un po' di pioggia su sentiero, non potrò mai capire il senso di queste cose, nemmeno lontanamente, però reputo immenso il coraggio di chi lo fa... E mi sono incollata al sito Ansa oggi. Spero per i due alpinisti che stanno lottando per la salvezza, e per gli eroi che stanno partendo in soccorso.
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- Pazzaura
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La tragedia è ormai triste realtà. Non ci sono più speranze". Lo ha detto all'ANSA Herbert Mussner, il manager di Karl Unterkircher, lo scalatore altoatesino finito in un crepaccio sul Nanga Parbat. "Nones e Kehrer stanno proseguendo verso la cima per poi tornare a valle su un'altra via. Fino al loro arrivo al campo base passeranno due, tre giorni", ha aggiunto Mussner. Unterkircher, 38 anni, lascia la moglie e tre bambini di tenera età.
Eh si, ormai non ci sono più speranze.
Eh si, ormai non ci sono più speranze.

"Se non fosse unta, non fosse focaccia." Ignota
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- Quotazerino
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..sarò un pò cinico, ma il problema non è tanto per chi se ne va, ma per chi rimane.Pazzaura wrote:La tragedia è ormai triste realtà. Non ci sono più speranze". Lo ha detto all'ANSA Herbert Mussner, il manager di Karl Unterkircher, lo scalatore altoatesino finito in un crepaccio sul Nanga Parbat. "Nones e Kehrer stanno proseguendo verso la cima per poi tornare a valle su un'altra via. Fino al loro arrivo al campo base passeranno due, tre giorni", ha aggiunto Mussner. Unterkircher, 38 anni, lascia la moglie e tre bambini di tenera età.
Eh si, ormai non ci sono più speranze.
Beh... Diciamo che chi fa quel mestiere lì mette indubbiamente in conto, in ogni spedizione, il rischio più o meno alto di non tornare a casa; credo proprio che lo stesso facciano i familiari, perlomeno il coniuge. Probabilmente il futuro dei figli è stato in qualche misura già "garantito", anche se, ovvio, un evento del genere è straziante per chi resta.pronto marghe wrote:..sarò un pò cinico, ma il problema non è tanto per chi se ne va, ma per chi rimane.Pazzaura wrote:La tragedia è ormai triste realtà. Non ci sono più speranze". Lo ha detto all'ANSA Herbert Mussner, il manager di Karl Unterkircher, lo scalatore altoatesino finito in un crepaccio sul Nanga Parbat. "Nones e Kehrer stanno proseguendo verso la cima per poi tornare a valle su un'altra via. Fino al loro arrivo al campo base passeranno due, tre giorni", ha aggiunto Mussner. Unterkircher, 38 anni, lascia la moglie e tre bambini di tenera età.
Eh si, ormai non ci sono più speranze.
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- blacksheep77
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...e, al solito, i giornalisti scrivono cretinate "abbandonato a morire nel crepaccio", titola la stampa di oggi in prima pagina. "Inghiottito da un crepaccio, l'alpinista Unterkircher è stato abbandonato dai due compagni di cordata..."
poi dopo, all'interno, spiegano il perchè era impossibile provare a salvarlo...
però, la ggggente che nulla sa di montagna, legge il titolo e poi sputa sentenze

poi dopo, all'interno, spiegano il perchè era impossibile provare a salvarlo...

però, la ggggente che nulla sa di montagna, legge il titolo e poi sputa sentenze

…Vedi un pastore che passa con il suo gregge e senti un desiderio di liberarti di tutto quello che di artificioso ti circonda e di partire e di andare per strade polverose...
http://pascolovagante.splinder.com
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Ci sarebbe da mandare, al posto dei due compagni della vittima, il rincoXXXnito che ha scrito l'articolo ed il suo pari che ha permesso la pubblicazione: vediamo un po' se sanno far di meglio...blacksheep77 wrote:...e, al solito, i giornalisti scrivono cretinate "abbandonato a morire nel crepaccio", titola la stampa di oggi in prima pagina. "Inghiottito da un crepaccio, l'alpinista Unterkircher è stato abbandonato dai due compagni di cordata..."![]()
poi dopo, all'interno, spiegano il perchè era impossibile provare a salvarlo...![]()
però, la ggggente che nulla sa di montagna, legge il titolo e poi sputa sentenze

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Comunicato stampa
n. 12/2008 del 17/07/08
TRAGEDIA SUL NANGA PARBAT: MONDINELLI E GALLO PARTONO IN SOCCORSO DI WALTER
NONES E SIMON KEHRER
BERGAMO -- E’ pronta a partire dall’Italia la missione di soccorso coordinata
dal Comitato EvK2Cnr e da Agostino Da Polenza per Walter Nones e Simon Kehrer, i
due alpinisti italiani intrappolati sul Nanga Parbat dopo la drammatica
scomparsa dell’altoatesino Karl Unterkircher, precipitato ieri in un crepaccio.
Silvio Gnaro Mondinelli, il più forte ed esperto alpinista italiano, si
imbarcherà nel primo pomeriggio sul primo volo per il Pakistan insieme Maurizio
Gallo. Domani, sorvoleranno la parete Rakhiot del Nanga Parbat. La missio ne si
svolge in stretta collaborazione con l’unità di crisi del Ministero degli
Esteri, l’Ambasciata italiana in Pakistan e l’esercito pakistano.
La situazione, sul Nanga Parbat, è critica. Dopo la tragica morte di Karl
Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer non hanno potuto fare dietro-front per
tornare al campo base: la parete sottostante è troppo pericolosa da attraversare
di nuovo.
I due alpinisti si sono trovati costretti a proseguire sul difficile pilastro di
roccia che li separa dalla cresta sommatale della montagna. Una via nuova. Ieri
si trovavano a 6.400 metri di quota, erano in buone condizioni, ma davanti a sé
avevano ancora 700 metri di parete da scalare. E poi la difficile scelta della
via da imboccare per la discesa. Al momento, queste sono le uniche informazioni
fornite dai due alpinisti, in una brevissima telefonata a casa ieri pomeriggio.
Il programma iniziale, i nfatti, prevedeva la discesa dalla via salita da Herman
Buhl nel 1953 in occasione della prima salita della montagna. Su quella via,
alcune settimane fa, Unterkircher e compagni erano saliti fino a 5.900 metri,
lasciando una tenda in previsione della discesa dalla vetta. Prima di partire
per il tentativo di cima, però, Unterkircher aveva fatto sapere che lo staff
pakistano del loro campo base aveva consigliato loro di scendere dalla via
normale per la parete Diamir.
Al momento, non c’è alcuna certezza riguardo quello che decideranno Nones e
Kehrer. "Osservando la parete non sembra che abbiano molte possibilità di
scostarsi dalla linea che avevano individuato prima di partire - prosegue Da
Polenza -. E una volta usciti dalla parete, sul Bazin Glacier, per loro non sarà
facile trovare la via per scendere".
Da Polenza ha allertato, ieri pomeriggio, tutti i campi base della montagna. Ci
sono altri italiani in Kar akorum, ma la logistica dei loro spostamenti sarebbe
troppo complicata. “La soluzione più veloce è di far partire i soccorsi da qui"
ha detto il presidente del Comitato Evk2Cnr.
Mondinelli e Gallo sbarcheranno domattina all’alba in Pakistan e troveranno ad
attenderli gli elicotteri dell’esercito pakistano con i quali sorvoleranno il
Nanga Parbat, ad oltre 7000 metri di quota, cercando di individuare Nones e
Kehrer, per scendere in loro soccorso o recuperarli con l'elicottero.
Silvio Mondinelli, è il sesto uomo al mondo ad aver scalato tutti i 14 ottomila
senza ossigeno. Nelle sue spedizioni, ha compiuto diversi salvataggi in alta
quota. Nato a Gardone Valtrompia il 24 giugno 1958, vive dal 1976 ad Alagna
Valsesia dove svolge l'attività di guida alpina e servizio cinofilo per la
Guardia di Finanza, di cui è brigadiere. Nel maggio scorso ha partecipato alla
spedizione Share Everest 2008 del Comitato EvK2Cnr guidando l’installazione
della stazione metrologica più alta del mondo sul Colle Sud dell’Everest, a 8000
metri.
Maurizio Gallo è ingegnere edile e guida alpina. Ha partecipato alle spedizioni
all'Everest nel 1992, al Lothse nel 1996, al K2 nel 2004. Nel 2005 ha volato con
l'esercito dopo il terremoto che colpì le montagne pakistane. Per dieci anni è
stato direttore nazionale dei corsi per guide alpine e collaboratore del
Comitato Evk2Cnr per il quale lavora in Pakistan come general logistic manager
del progetto Karakorum Trust.
NEL POMERIGGIO SARANNO DISPONIBILI IMMAGINI - FOTO E VIDEO - DELLA PARTENZA
DELLA MISSIONE DI SOCCORSO. Per averle, contattate il nostro ufficio stampa.
Francesca Steffanoni - Communications & E xternal Relations Manager
Comitato EvK2Cnr - High Altitude Scientific and Technological Research
Via San Bernardino 145 - 24126 Bergamo
n. 12/2008 del 17/07/08
TRAGEDIA SUL NANGA PARBAT: MONDINELLI E GALLO PARTONO IN SOCCORSO DI WALTER
NONES E SIMON KEHRER
BERGAMO -- E’ pronta a partire dall’Italia la missione di soccorso coordinata
dal Comitato EvK2Cnr e da Agostino Da Polenza per Walter Nones e Simon Kehrer, i
due alpinisti italiani intrappolati sul Nanga Parbat dopo la drammatica
scomparsa dell’altoatesino Karl Unterkircher, precipitato ieri in un crepaccio.
Silvio Gnaro Mondinelli, il più forte ed esperto alpinista italiano, si
imbarcherà nel primo pomeriggio sul primo volo per il Pakistan insieme Maurizio
Gallo. Domani, sorvoleranno la parete Rakhiot del Nanga Parbat. La missio ne si
svolge in stretta collaborazione con l’unità di crisi del Ministero degli
Esteri, l’Ambasciata italiana in Pakistan e l’esercito pakistano.
La situazione, sul Nanga Parbat, è critica. Dopo la tragica morte di Karl
Unterkircher, Walter Nones e Simon Kehrer non hanno potuto fare dietro-front per
tornare al campo base: la parete sottostante è troppo pericolosa da attraversare
di nuovo.
I due alpinisti si sono trovati costretti a proseguire sul difficile pilastro di
roccia che li separa dalla cresta sommatale della montagna. Una via nuova. Ieri
si trovavano a 6.400 metri di quota, erano in buone condizioni, ma davanti a sé
avevano ancora 700 metri di parete da scalare. E poi la difficile scelta della
via da imboccare per la discesa. Al momento, queste sono le uniche informazioni
fornite dai due alpinisti, in una brevissima telefonata a casa ieri pomeriggio.
Il programma iniziale, i nfatti, prevedeva la discesa dalla via salita da Herman
Buhl nel 1953 in occasione della prima salita della montagna. Su quella via,
alcune settimane fa, Unterkircher e compagni erano saliti fino a 5.900 metri,
lasciando una tenda in previsione della discesa dalla vetta. Prima di partire
per il tentativo di cima, però, Unterkircher aveva fatto sapere che lo staff
pakistano del loro campo base aveva consigliato loro di scendere dalla via
normale per la parete Diamir.
Al momento, non c’è alcuna certezza riguardo quello che decideranno Nones e
Kehrer. "Osservando la parete non sembra che abbiano molte possibilità di
scostarsi dalla linea che avevano individuato prima di partire - prosegue Da
Polenza -. E una volta usciti dalla parete, sul Bazin Glacier, per loro non sarà
facile trovare la via per scendere".
Da Polenza ha allertato, ieri pomeriggio, tutti i campi base della montagna. Ci
sono altri italiani in Kar akorum, ma la logistica dei loro spostamenti sarebbe
troppo complicata. “La soluzione più veloce è di far partire i soccorsi da qui"
ha detto il presidente del Comitato Evk2Cnr.
Mondinelli e Gallo sbarcheranno domattina all’alba in Pakistan e troveranno ad
attenderli gli elicotteri dell’esercito pakistano con i quali sorvoleranno il
Nanga Parbat, ad oltre 7000 metri di quota, cercando di individuare Nones e
Kehrer, per scendere in loro soccorso o recuperarli con l'elicottero.
Silvio Mondinelli, è il sesto uomo al mondo ad aver scalato tutti i 14 ottomila
senza ossigeno. Nelle sue spedizioni, ha compiuto diversi salvataggi in alta
quota. Nato a Gardone Valtrompia il 24 giugno 1958, vive dal 1976 ad Alagna
Valsesia dove svolge l'attività di guida alpina e servizio cinofilo per la
Guardia di Finanza, di cui è brigadiere. Nel maggio scorso ha partecipato alla
spedizione Share Everest 2008 del Comitato EvK2Cnr guidando l’installazione
della stazione metrologica più alta del mondo sul Colle Sud dell’Everest, a 8000
metri.
Maurizio Gallo è ingegnere edile e guida alpina. Ha partecipato alle spedizioni
all'Everest nel 1992, al Lothse nel 1996, al K2 nel 2004. Nel 2005 ha volato con
l'esercito dopo il terremoto che colpì le montagne pakistane. Per dieci anni è
stato direttore nazionale dei corsi per guide alpine e collaboratore del
Comitato Evk2Cnr per il quale lavora in Pakistan come general logistic manager
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addirittura una spedizione di salvataggio... mmm, sinceramente non capisco in che condizioni si trovino i due superstiti... se sono o meno in una situazione di pericolo o se contino di riuscire a forzare l'uscita con relativa tranquillità...
so solo che karl era il membro della cordata più esperto...
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On bended knee is no way to be free (Eddie Vedder)
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- mikesangui
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In effetti non si capisce bene... l'incidente non è stato causato da condizioni avverse di meteo, per cui i restanti alpinisti non sono in oggettivo pericolo. Certo.. lo shock della tragedia non credo permetterà loro di terminare l'impresa.. e la spedizione di soccorso serve per dare conforto.. ma non è che siano più in pericolo ora di prima dell'incidente.
Cmq... la storia vera del film "la morte sospesa" insegna che non si sa mai... che potrebbe anche rispuntare...
Cmq... la storia vera del film "la morte sospesa" insegna che non si sa mai... che potrebbe anche rispuntare...
secondo me invece sono in oggettivissimo pericolo:mikesangui wrote:In effetti non si capisce bene... l'incidente non è stato causato da condizioni avverse di meteo, per cui i restanti alpinisti non sono in oggettivo pericolo. Certo.. lo shock della tragedia non credo permetterà loro di terminare l'impresa.. e la spedizione di soccorso serve per dare conforto.. ma non è che siano più in pericolo ora di prima dell'incidente.
Cmq... la storia vera del film "la morte sospesa" insegna che non si sa mai... che potrebbe anche rispuntare...
1) via nuova
2) oltre i 6500 m
3) pericolo di scariche
4) scelta dell'itinerario per la discesa
5) dramma psicologico di salire con il capospedizione probabilmente morto e per il quale non possono fare nulla
secondo me potrebbe bastare anche solo una di queste ragioni per dire che se riusciranno in qualsiasi modo a portare a casa la pelle potranno dirsi MOLTO fortunati...
Ed anche il fatto che, se non ho capito male, mi pare d'aver letto che l'alpinista disperso era il più esperto della comitiva...gabry wrote:secondo me invece sono in oggettivissimo pericolo:mikesangui wrote:In effetti non si capisce bene... l'incidente non è stato causato da condizioni avverse di meteo, per cui i restanti alpinisti non sono in oggettivo pericolo. Certo.. lo shock della tragedia non credo permetterà loro di terminare l'impresa.. e la spedizione di soccorso serve per dare conforto.. ma non è che siano più in pericolo ora di prima dell'incidente.
Cmq... la storia vera del film "la morte sospesa" insegna che non si sa mai... che potrebbe anche rispuntare...
1) via nuova
2) oltre i 6500 m
3) pericolo di scariche
4) scelta dell'itinerario per la discesa
5) dramma psicologico di salire con il capospedizione probabilmente morto e per il quale non possono fare nulla
secondo me potrebbe bastare anche solo una di queste ragioni per dire che se riusciranno in qualsiasi modo a portare a casa la pelle potranno dirsi MOLTO fortunati...
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- Pazzaura
- Titano di Quotazero
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troveranno ad
attenderli gli elicotteri dell’esercito pakistano con i quali sorvoleranno il
Nanga Parbat, ad oltre 7000 metri di quota, cercando di individuare Nones e
Kehrer, per scendere in loro soccorso o recuperarli con l'elicottero.
Scusate... il comunicato di Walter parla di elicottero... a 7000 metri?

"Se non fosse unta, non fosse focaccia." Ignota
Pare che ci siano degli elicotteri militari che riescono a raggiungere quella quota, e ad atterrare poco più in basso.Pazzaura wrote:troveranno ad
attenderli gli elicotteri dell’esercito pakistano con i quali sorvoleranno il
Nanga Parbat, ad oltre 7000 metri di quota, cercando di individuare Nones e
Kehrer, per scendere in loro soccorso o recuperarli con l'elicottero.
Scusate... il comunicato di Walter parla di elicottero... a 7000 metri?
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i punti da 1 a 4 erano validi anche prima di affrontare la parete; il punto 5 avrà sicuramente complicato le cose, ma non ricade nell'imponderabile.gabry wrote:secondo me invece sono in oggettivissimo pericolo:
1) via nuova
2) oltre i 6500 m
3) pericolo di scariche
4) scelta dell'itinerario per la discesa
5) dramma psicologico di salire con il capospedizione probabilmente morto e per il quale non possono fare nulla
secondo me potrebbe bastare anche solo una di queste ragioni per dire che se riusciranno in qualsiasi modo a portare a casa la pelle potranno dirsi MOLTO fortunati...
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marco wrote:Ieri è mancato un GRANDE !!! dell'alpinismo Italiano.... di lui ho diversi splendidi ricordi .... un sentito abbraccio alla famiglia da parte mia e di tutti gli amici .... !!! Unter rimarai sempre nei nei nostri cuori .... Ciao da CAT DAVID JAN e JESUS
"Se non fosse unta, non fosse focaccia." Ignota
a titus
titus ricorda : puoi avere il carburante ke vuoi ma se il tuo cuore e la tua mente è offuscata .... nulla potrà aiutarti !!!! quando sei in quota ha l' adrenalina a mille .... hai voglia di osare .... devi meditare .... pensa queste sono le parole di karl uno ke prima di usare il cervello ascoltava il suo cuore e dopo pensava ...alla famiglia ... ew cosa doveva fare pur essendo sponsorizzato....
con simpatia
marco di Rapallo
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E' quello che volevo dire anche io.... a parte il punto 5... che avevo precisato.. non mi sembra che ci siano condizioni più pericolose di quando sono partiti.plata wrote:i punti da 1 a 4 erano validi anche prima di affrontare la parete; il punto 5 avrà sicuramente complicato le cose, ma non ricade nell'imponderabile.gabry wrote:secondo me invece sono in oggettivissimo pericolo:
1) via nuova
2) oltre i 6500 m
3) pericolo di scariche
4) scelta dell'itinerario per la discesa
5) dramma psicologico di salire con il capospedizione probabilmente morto e per il quale non possono fare nulla
secondo me potrebbe bastare anche solo una di queste ragioni per dire che se riusciranno in qualsiasi modo a portare a casa la pelle potranno dirsi MOLTO fortunati...
Comunicato stampa
n. 15/2008 del 18/07/08
DECOLLATI: MONDINELLI E GALLO IN VOLO SUL NANGA PARBAT
BERGAMO – In questo istante, dal campo base Rakhiot del Nanga Parbat,
l’elicottero Ecoureil B3 con a bordo Silvio Mondinelli, Maurizio Gallo e due
piloti sta decollando per tentare di avvicinarsi alla parete e avvistare Walter
Nones e Simon Kehrer.
Una lieve schiarita sembra consentire, prima del tramonto, di effettuare questo
tentativo che ha anche la funzione di segnalare a Nones e Kehrer che non sono soli.
Per maggiori informazioni contattare il nostro ufficio stampa.
Francesca Steffanoni - Communications & External Relations Manager
Comitato EvK2Cnr - High Altitude Scientific and Technological Research
Via San Bernardino 145 - 24126 Bergamo
n. 15/2008 del 18/07/08
DECOLLATI: MONDINELLI E GALLO IN VOLO SUL NANGA PARBAT
BERGAMO – In questo istante, dal campo base Rakhiot del Nanga Parbat,
l’elicottero Ecoureil B3 con a bordo Silvio Mondinelli, Maurizio Gallo e due
piloti sta decollando per tentare di avvicinarsi alla parete e avvistare Walter
Nones e Simon Kehrer.
Una lieve schiarita sembra consentire, prima del tramonto, di effettuare questo
tentativo che ha anche la funzione di segnalare a Nones e Kehrer che non sono soli.
Per maggiori informazioni contattare il nostro ufficio stampa.
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Re: a titus
La frase è una battuta per ridere, però, il carburante devi sempre averlo in primis, come Tu hai giustamente rilevato, nel cervello.marco wrote:titus ricorda : puoi avere il carburante ke vuoi ma se il tuo cuore e la tua mente è offuscata .... nulla potrà aiutarti !!!! quando sei in quota ha l' adrenalina a mille .... hai voglia di osare .... devi meditare .... pensa queste sono le parole di karl uno ke prima di usare il cervello ascoltava il suo cuore e dopo pensava ...alla famiglia ... ew cosa doveva fare pur essendo sponsorizzato....
con simpatia
marco di Rapallo
Ciò non vuol dire che Karl ne era privo, a quei livelli li non si arriva per caso.................

Dopo aver letto sui forum vari, visto servizi televisivi, e letto sui giornali, dopo un po di riluttanza ho pensato di dire due cose su questa vicenda. Per Unterchirker, purtroppo è accaduto quello che non si voleva accadesse, ma che spesso succede in quei luoghi, e la morte di un alpinista è sempre una cosa tragica, tanto quanto quella di uno che si schianta giù da un ponteggio sul lavoro, amen. Ma una cosa che proprio non digerisco, è questa attenzione mediatica legata a questa vicenda. Eppure, su quelle montagne lì ogni anno muoiono molti alpinisti, anche italiani. La cosa mi insospettisce un po, e senza far troppi nomi, guarda caso, dietro a questa spedizione vi son nomi, tra sponsor, istituzionali e non e personalità dell 'alpinismo imalaiano, che si ritrovano sempre dietro alle varie spedizioni antisonanti di furor di gloria nazionale. Addirittutara Mondinelli è stato tirato dentro. Ma quanti si ricordano di Moro quando ha dovuto rinunciare alla propria meta per portar soccorso ed a altri grandi nostri (di Stefanis) che compiono imprese notevoli? Vedete, ci son spedizioni, che se van bene, va bene, e se van male, va bene lo stesso, tanto una volta ritornati a casa, riinizia il solito giro di vite, tra ufficio, fabbrica, figli e mogli, ecc., ma ci son spedizioni (quelle a cui danno il bollino d'oc), che se va bene, va benissimo, ma se va male, allora la vacca da mungere muore. Per cui, è meglio che vada bene anche quando questa va male, quindi in questo caso, ecco uscire dal cappello con cilindro, un perfetto e managerialmente seguito ufficio stampa che ci regala un'attenzione, talvolta morbosa, di cio che sta avvenendo, quasi una sorta di reality tv d'alta quota, dove la posta in gioco è, o vivere o morire. Purtroppo in questo, Karl, veramnte un grande uomo e alpinista, ci muore due volte.
che dire...purtroppo si sa come vanno le cose.mahler wrote:Dopo aver letto sui forum vari, visto servizi televisivi, e letto sui giornali, dopo un po di riluttanza ho pensato di dire due cose su questa vicenda. Per Unterchirker, purtroppo è accaduto quello che non si voleva accadesse, ma che spesso succede in quei luoghi, e la morte di un alpinista è sempre una cosa tragica, tanto quanto quella di uno che si schianta giù da un ponteggio sul lavoro, amen. Ma una cosa che proprio non digerisco, è questa attenzione mediatica legata a questa vicenda. Eppure, su quelle montagne lì ogni anno muoiono molti alpinisti, anche italiani. La cosa mi insospettisce un po, e senza far troppi nomi, guarda caso, dietro a questa spedizione vi son nomi, tra sponsor, istituzionali e non e personalità dell 'alpinismo imalaiano, che si ritrovano sempre dietro alle varie spedizioni antisonanti di furor di gloria nazionale. Addirittutara Mondinelli è stato tirato dentro. Ma quanti si ricordano di Moro quando ha dovuto rinunciare alla propria meta per portar soccorso ed a altri grandi nostri (di Stefanis) che compiono imprese notevoli? Vedete, ci son spedizioni, che se van bene, va bene, e se van male, va bene lo stesso, tanto una volta ritornati a casa, riinizia il solito giro di vite, tra ufficio, fabbrica, figli e mogli, ecc., ma ci son spedizioni (quelle a cui danno il bollino d'oc), che se va bene, va benissimo, ma se va male, allora la vacca da mungere muore. Per cui, è meglio che vada bene anche quando questa va male, quindi in questo caso, ecco uscire dal cappello con cilindro, un perfetto e managerialmente seguito ufficio stampa che ci regala un'attenzione, talvolta morbosa, di cio che sta avvenendo, quasi una sorta di reality tv d'alta quota, dove la posta in gioco è, o vivere o morire. Purtroppo in questo, Karl, veramnte un grande uomo e alpinista, ci muore due volte.
speculare sulla morte di Unterchirker mi pare una grave mancanza di rispetto. ma è evidente, la tv non si è mai interessata così di alpinismo

Io credetti e credo la lotta con l'Alpe utile come il lavoro, nobile come un'arte, bella come una fede.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
Meglio un fesso felice che un granitico scontento.
non tanto sulla morte di Karl, quanto sulla "lotta per la sopravvivenza" di Walter e Simon...
i quali nonostante la perdita del compagno (enorme) hanno dato prova di gran forza, uscendo dalla parete, aspettando senza patemi il bel tempo, e se tutto va bene, oggi dovrebbero raggiungere il campo base.
sono due elementi che a mio parere (parere di uno che comunque, come gran parte di chi parla, non è mai stato in himalaya e ne sa dell'alta quota quanto della comparatio compendiaria....) stanno gestendo con grande calma una situazione solo potenzialmente pericolosa, non certo una lotta disperata fra la vita e la morta, come invece stanno riportando i vari servizi, sbattuti addirittura in prima fila (quando mai si è visto....? forse ai tempi di bonatti sulle jorasses....)
l'importante è restare fuori da quello schema di pensiero e da quello stile di vita... per il resto che facciano come vogliono.... a me non fa ne caldo ne freddo che si parli di montagna assassina, valanghe killer o che i vecchini al bar si chiedano se non potevamo restare tutti quanti a casa....
vogliono trasformare l'alpinismo in un reality? che lo facciano, che si fottano, a me non cambia niente...
i quali nonostante la perdita del compagno (enorme) hanno dato prova di gran forza, uscendo dalla parete, aspettando senza patemi il bel tempo, e se tutto va bene, oggi dovrebbero raggiungere il campo base.
sono due elementi che a mio parere (parere di uno che comunque, come gran parte di chi parla, non è mai stato in himalaya e ne sa dell'alta quota quanto della comparatio compendiaria....) stanno gestendo con grande calma una situazione solo potenzialmente pericolosa, non certo una lotta disperata fra la vita e la morta, come invece stanno riportando i vari servizi, sbattuti addirittura in prima fila (quando mai si è visto....? forse ai tempi di bonatti sulle jorasses....)
l'importante è restare fuori da quello schema di pensiero e da quello stile di vita... per il resto che facciano come vogliono.... a me non fa ne caldo ne freddo che si parli di montagna assassina, valanghe killer o che i vecchini al bar si chiedano se non potevamo restare tutti quanti a casa....
vogliono trasformare l'alpinismo in un reality? che lo facciano, che si fottano, a me non cambia niente...

On bended knee is no way to be free (Eddie Vedder)
sono pienamente d'accordomahler wrote:Dopo aver letto sui forum vari, visto servizi televisivi, e letto sui giornali, dopo un po di riluttanza ho pensato di dire due cose su questa vicenda. Per Unterchirker, purtroppo è accaduto quello che non si voleva accadesse, ma che spesso succede in quei luoghi, e la morte di un alpinista è sempre una cosa tragica, tanto quanto quella di uno che si schianta giù da un ponteggio sul lavoro, amen. Ma una cosa che proprio non digerisco, è questa attenzione mediatica legata a questa vicenda. Eppure, su quelle montagne lì ogni anno muoiono molti alpinisti, anche italiani. La cosa mi insospettisce un po, e senza far troppi nomi, guarda caso, dietro a questa spedizione vi son nomi, tra sponsor, istituzionali e non e personalità dell 'alpinismo imalaiano, che si ritrovano sempre dietro alle varie spedizioni antisonanti di furor di gloria nazionale. Addirittutara Mondinelli è stato tirato dentro. Ma quanti si ricordano di Moro quando ha dovuto rinunciare alla propria meta per portar soccorso ed a altri grandi nostri (di Stefanis) che compiono imprese notevoli? Vedete, ci son spedizioni, che se van bene, va bene, e se van male, va bene lo stesso, tanto una volta ritornati a casa, riinizia il solito giro di vite, tra ufficio, fabbrica, figli e mogli, ecc., ma ci son spedizioni (quelle a cui danno il bollino d'oc), che se va bene, va benissimo, ma se va male, allora la vacca da mungere muore. Per cui, è meglio che vada bene anche quando questa va male, quindi in questo caso, ecco uscire dal cappello con cilindro, un perfetto e managerialmente seguito ufficio stampa che ci regala un'attenzione, talvolta morbosa, di cio che sta avvenendo, quasi una sorta di reality tv d'alta quota, dove la posta in gioco è, o vivere o morire. Purtroppo in questo, Karl, veramnte un grande uomo e alpinista, ci muore due volte.

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sì...
per fortuna alla disgrazia non si è aggiunto altro dolore
siamo tutti felici di apprendere questa notizia
però io non farei tante parole. sono cose che si sanno. in montagna, in ambienti "estremi" capita, può capitare, capiterà sempre... perchè l'uomo può cercare materiali, attrezzature sempre nuove, migliorare la tecnica, ma poi si deve fronteggiare con il tempo, la roccia, il ghiaccio.
per fortuna non possiamo ancora comandare tutto a nostro piacimento
ai giornalisti piace scrivere, far parole, sensazionalismi.
i veri alpinisti e la Montagna se ne fregano, di tutte queste parole!!
per fortuna alla disgrazia non si è aggiunto altro dolore

siamo tutti felici di apprendere questa notizia

però io non farei tante parole. sono cose che si sanno. in montagna, in ambienti "estremi" capita, può capitare, capiterà sempre... perchè l'uomo può cercare materiali, attrezzature sempre nuove, migliorare la tecnica, ma poi si deve fronteggiare con il tempo, la roccia, il ghiaccio.
per fortuna non possiamo ancora comandare tutto a nostro piacimento

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i veri alpinisti e la Montagna se ne fregano, di tutte queste parole!!

…Vedi un pastore che passa con il suo gregge e senti un desiderio di liberarti di tutto quello che di artificioso ti circonda e di partire e di andare per strade polverose...
http://pascolovagante.splinder.com
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brava, esatto.blacksheep77 wrote:sì...
per fortuna alla disgrazia non si è aggiunto altro dolore![]()
siamo tutti felici di apprendere questa notizia![]()
però io non farei tante parole. sono cose che si sanno. in montagna, in ambienti "estremi" capita, può capitare, capiterà sempre... perchè l'uomo può cercare materiali, attrezzature sempre nuove, migliorare la tecnica, ma poi si deve fronteggiare con il tempo, la roccia, il ghiaccio.
per fortuna non possiamo ancora comandare tutto a nostro piacimento![]()
ai giornalisti piace scrivere, far parole, sensazionalismi.![]()
i veri alpinisti e la Montagna se ne fregano, di tutte queste parole!!
cmq sono contento che siano al sicuro adesso, 10 giorni sul nanga parbat segnano il fisico in ogni caso...
On bended knee is no way to be free (Eddie Vedder)