MOMMA wrote:'altro canto Giancarla continua a meravigliarmi per la determinazione e la "leggerezza"d'animo ( almeno apparente) con cui affronta le dure esperienze di bici e di trail:le ho già detto in passato che secondo me esagera
Ringrazio di cuore Antani, Granpasso e Momma... Provo a rispondere un po' qua ed un po' là. Se dovessi spiegare perché, sia in bici che a piedi, sono attratta dalle prove che richiedono uno sforzo molto intenso e prolungato nel tempo, sarei un po' in difficoltà. Credo sia perché, fin da ragazzina, ai tempi delle medie, avevo desiderio di "distinguermi" in qualche modo nello sport, ma non avevo alcuna dote di velocità (quindi niente corse brevi, quelle che si fanno a quell'età) e nemmeno di equilibrio (quindi niente ginnastica artistica), né di disciplina (niente arti marziali) né alcuna attitudine per gli sport di squadra (sono sempre stata un'asociale). Con la corsa "lunga", ai tempi delle medie appunto, e poi dai sedici anni con il ciclismo, ho scoperto, pian piano, l'unica buona caratteristica che ho, che è quella di resistere la fatica a lungo, e mi ci sono buttata a capofitto.
Per rispondere a Momma, queste cose le faccio davvero a cuor leggero, perché più sono mostruose, più soddisfano la mia voglia di fatica (è proprio un'esigenza fisica) ma, nel contempo, non mi creano ansia perché non ho nulla da perdere; non posso ambire ad alcun podio e nemmeno ci provo, ci mancherebbe altro. Semplicemente, inseguo un traguardo mio personale. Per farti un esempio: lo scorso sabato sono partita da Demonte alle tre e mezza del mattino in bici; ci sono tornata ventidue ore dopo, dinuovo al buio, con 330 km e 7000 m di dislivello nelle gambe, gli occhi pieni di montagne meravigliose, un sonno da crollare a terra, e non era una gara, non c'era nessuno, solo io la mia bici ed il mio bagaglio. Tranquillissima com'ero tranquilla alla partenza, e felice come una Pasqua.
Ad Antani: per me il fatto di "riuscire" a fare tutti i miei km in bici o a piedi non è un sacrificio; sono solita dire che soffrirei moltissimo se NON potessi farlo, tant'è che, quando capita un giorno di forzata inattività, divento nervosa, malinconica, di pessimo umore, proprio come se mi mancasse qualcosa, al punto che mi metterei a correre su e giù per le scale solo per fare qualcosa. Se non è dipendenza questa... Però non è che sia fisicamente così dotata. In realtà le mie faticacce sono uno sforzo enorme, dal primo all'ultimo minuto, per andare sempre al minimo dei giri, perché pagherei senza pietà il minimo scatto di gambe e di orgoglio; inoltre, non mi è ancora successo di riuscire a finire un trail da 70 km senza placare il male ai muscoli a suon di antiinfiammatori, e che sia saggio o no non m'interessa assolutamente. Mi piacerebbe potermi allenare meglio per i sentieri, ma di vita ne ho una sola ed il famoso vecchiaccio ricco con un piede nella fossa non l'ho ancora trovato...
...tutto ciò per dire che non riesco proprio ad immedesimarmi in chi "programma" la partecipazione ad un trail, visto che di trail si parla. Quest'anno sono iscritta all'UTMB, è un chiodo fisso che s'è conficcato in testa non appena ho superato il trauma della prima PdP; non sono allenata e non lo sarò ad agosto, anche perché farò due trail e credo due giri su sentiero se trovo qualche buon cuore che mi fa da guida (per fortuna di solito ne trovo uno che è anche dannatamente forte ed implacabile sui chilometri...

); non sono assolutamente sicura di farcela a finirlo, anzi tutt'altro, e non sono sicura di uscirne senza danni fisici, ma semplicemente non me ne frega niente, perché ritengo ne valga comunque la pena. Non potrei mai scegliere di non partecipare perché poco allenata, o perché timorosa di farmi male, o chissà cos'altro. La mia idea è che il raziocinio nella vita vada già usato fin troppo in altri ambiti, ma quando c'è di mezzo lo sport, la Passione con la P maiuscola, non c'è posto per la saggezza. Una "voce autorevole", il medico di un centro svizzero specializzato in sport "estremi" nel senso di sport al limite dell'umana resistenza (ben lontano da ciò che faccio io, preciso) mi ha ammonita quest'inverno dicendomi che, se continuo così, distruggerò il mio fisico nel giro di non molti anni; beh... Non ci credo, comunque può darsi; non m'importa perché carpe diem, oggi posso, magari domani arriverò con un fisico custodito con le migliori attenzioni a sentirmi dire che ho un cancro e che non potrò più fare quello che, per prudenza e saggezza, ho deliberatamente scelto di non fare prima. Diceva mia nonna (lei lo diceva con disprezzo però, essendo uno spirito parsimoniosissimo): finché ce n'è, viva il re!
