
(TOFANA)
Superando Pocol siamo arrivati diretti alle 5 Torri, salendo per il sentiero di fronte a noi abbiamo visto la Croda del Lago

avvicinandomi alle 5 Torri l’emozione cresceva… ero in un luogo molto importante per la storia dei “Rocciatori” …

… infatti non ho avuto neanche il tempo di realizzare bene che quelle sulle Torri erano vie di salita


ecco Alexander ben felice di aver fatto il suo PRIMO tiro in Dolomiti!
Il tempo non era dei migliori, quindi abbiamo dovuto un po’ affrettare i tempi, diciamo che mi sono fatta convincere quasi subito ed ecco che anche io cerco di affrontare la parete su un tiro non proprio alla mia portata…

devo però ammettere che sono stata proprio felice… anche se la paura cresceva… ma non l’ho dato a vedere!

Proseguendo sotto la pioggia siamo arrivati al rifugio Scoiattoli passando sotto la Cima Ovest della Torre Grande.

Ecco il gruppo delle 5 Torri sotto una nube passeggera carica di pioggia ed in primo piano un esploratrice con il cuore pieno di emozioni fortissime e di allegria…

Prima di andare via ecco un ultimo sguardo alla torre Grande

Di sera siamo andati a cena in un tipico ristorante ampezzano ed io non stavo troppo bene… Sarà stata l’emozione, la stanchezza o il caffè concentrato in lattina


O forse la compagnia di questo antico sommelier?!

Cortina di notte è molto suggestiva con il suo campanile illuminato crea una magica atmosfera

Il giorno dopo l’organizzazione aveva programmato un’ escursione al Sas de Stria,

evento per il quale mi ero abbondantemente documentata soprattutto chiedendo al “Maestro” Erne e alla “Dolce” Titti che vi erano già stati e che mi avevano illustrato precisamente il percorso ma soprattutto le emozioni provate nel ripercorrere i sentieri della Grande Guerra, immedesimandosi nei soldati che su quelle montagne combatterono. Il sig. Dibona, (non la reincarnazione di Angelo Dibona ma bensì un suo omonimo) ci informa che le guide non si prendono la responsabilità di portarci al Sas perché lungo il crinale c’è ancora troppa neve, quindi andremo alla Forcella Travenanzes a 2507 mt. Che si trova tra le torri del Falzarego e il piccolo Lagazuoi

dove è sito il rif. Lagazuoi, sopra la famosa cengia Martini, raggiungibile con funivia. Una parte del gruppo di scrittori sono andati al Museo della Grande Guerra salendo con gli impianti mentre noi, guidati da esperte guide…

ci siamo diretti al colle. (A parte gli scherzi avevamo davvero due guide esperte, un geologo e uno storico). Tra reperti,


fossili di coralli

spigoli arditi (via Comici alla Torre Piccola del Falzarego)

e megalodonti

ci hanno portato alla meta

L’emozione delle Tofane alle spalle è forte e vibrante e i racconti di esperienze e scoperte rendono la camminata surreale

anche grazie a ciò che l’ambiente ci offre, come questa postazione militare

scavata nella roccia, raggiungibile solo da una scalinata protetta con cavo, (per chi ha il kit), che ci sbalza ancora una volta dal presente al passato

Di ritorno a Cortina, lo scrittore di montagna ha dovuto espletare i suoi doveri, partecipando all’assemblea del GISM, mentre la sottoscritta visitava la città


e si dedicava allo shopping!!!
Nell’unico istante di sole abbiamo immortalato i nostri scarponi, che prendono aria sul balcone della nostra camera d’albergo…

Domenica, ultimo giorno, siamo partiti alla volta del Vajont, sempre attraversando il suggestivo paesaggio.


Prima di arrivare alla famosissima diga del Vajont si attraversa una galleria scavata nella roccia (l’unica via di accesso è il tunnel sulla destra orografica della stretta forra).

In questo posto tutta l’allegria e la spensieratezza della vacanza hanno lasciato spazio ad emozioni più profonde, al ricordo di quella tragedia che ha segnato per sempre le vite degli abitanti di Longarone, Casso, Erto, Cimolais e … dell’intera vallata, a monito per tutti noi.

La diga precipita a valle per 250 mt. Di cui 30 ricoperti di ghiaia ed invece a monte per soli 50 mt. La forra è stata occlusa da 260.000.000 di mt. cubi di terra. Le guide del posto hanno detto che se la terra venisse estratta da 100 camion calerebbe di un mm al giorno, in questo modo per rimuoverla tutta ci vorrebbero 700 anni…

La visita guidata spiega dettagliatamente l’accaduto portando i partecipanti attraverso un percorso che si snoda lungo il coronamento della diga mostrando il paese di Longarone che si trova proprio sotto.


( il paese di fronte alla forra è Longarone)

Il torrente Vajont è convogliato in una condotta che sgorga a valle della diga. Attualmente il lago Vajont è nella zona di Erto a monte della frana, ed è stato originato da essa nel 1963, anno in cui è avvenuto il disastro.


( la frana del monte Toc vista da Casso)
Alla fine di questo viaggio nel passato ecco che abbiamo incontrato una persona molto legata alla storia del Vajont, che ha vissuto in prima persona l’evento e che nel tempo ha fatto in modo che tutti conoscessero la reale entità della tragedia…

che mi ha lasciata senza parole non solo per quello che rappresenta in quanto personaggio pubblico ma soprattutto per l’umanità e la semplicità che mi ha trasmesso in una domenica pomeriggio, ai piedi di una falesia, arrampicando, nel Vajont.
E tra le vie di Erto


paese pieno zeppo di fantasmi e ricordi, e quelle di Casso

si conclude il nostro viaggio nella memoria del passato, nella coscienza del presente e nella speranza del futuro.
