Se c'è già, imploro pietà presso il Supremo ed i Suoi Fiduciari

Se non c'è niente di simile, allora cominciamo...
Non si tratta di descrivere la salita (escursione od ascensione che sia), con riferimento a dettagli tecnici e/o prestazioni fantasmagoriche. Per quello se ne parla tra addetti ai lavori, ammesso che la cosa non sia noiosa

Mi piacerebbe sapere invece - e lo chiedo con un pizzico di "interesse privato in atti di ufficio" - cosa si prova, in termini di emozioni, di suggestioni e di com-mozioni, ripensando ad una vetta, ad una giornata passata in buona compagnia, ad un'atmosfera particolare, ad un momento che rimane impresso a distanza di tanti anni.
Comincio io.
Credo che noi tutti abbiamo una montagna nel cuore, dove siamo saliti più e più volte, ed a cui ritorniamo ogni volta con immutato stupore e con piacevole meraviglia. Per me questa montagna è il Gran Paradiso, che ho salito da tutti i versanti possibili. Ricordo quella che mi ha dato maggior emozione. Quattro anni fa, sono tornato sulla parete nord in compagnia di un mio grande amico di Vicenza, con il quale ci vediamo poco. Siamo amici di tastiera (una volta si sarebbe detto "di penna"), ed abbiamo collaborato, allora come oggi, ad un progetto di alpinismo resistente. Era venuto in campeggio in Valsavaranche e voleva fare qualcosa per prepararsi alla salita del Cho Oyu (uno dei 14 ottomila).
Attraversavo un periodo non felice, con poca motivazione a causa di guai extra alpinistici.
Abbiamo salito la via Cretier (questo solo per gli addetti ai lavori...), in conserva assicurata, veloci e leggeri (scusate il volo pindarico). Giunti sulla crestina che porta alla vera vetta del Granpa (non quella dove c'è la madonnina n.d.r.), mi sono sentito meglio. E' come quando ci si toglie un peso dallo stomaco e si respira a pieni polmoni. Come quando si butta via tutta la parte negativa di noi stessi. Durante la discesa abbiamo parlato e parlato, dei massimi sistemi come delle minime cose, completando il giro ad anello (salita per il rif. Chabod e discesa per il rif. Vittorio Emanuele). Come una volta, ancora una volta, in autostop siamo tornati al campeggio sotto la Grivola, davanti ad un prosecco (e che diamine, non è vicentino per niente!).
Alle 4 del pomeriggio ero di nuovo con la famiglia a Cogne, a passeggiare in centro.
E a pensare positivo (per dirla con Jovanotti...)